U Potenza – Amsterdam via Parigi di Antonio Gerardi L'unico
motivo che mi spinge a condividere una delle esperienze più significative della
mia vita da centauro e' essenzialmente il desiderio di riviverne più d'una con
chiunque ne abbia voglia. Nello specifico il viaggio al quale faccio riferimento risale all'ormai lontano 1993, quando la mia carta d'identità segnava i verdissimi 22 anni ed il mio spirito d'avventura non era ancora sceso a compromessi con una forte razionalità che combatto da sempre! All'epoca
ero l'orgogliosissimo proprietario di una R100GS acquistata con mille sacrifici
da un caro amico di 45 anni che aveva solamente espletato gli obblighi di
rodaggio. La
moto era davvero nuova e “fastidiosamente” affidabile (abituato come ero
alle mille messe a punto dei precedenti “motocicli”!) Sognavo
un' avventura ''importante'' sul mio bianco destriero fin dalle prime volte che
avevo letto di lei nel lontano 1988. Ho ritagliato e conservato tutte le foto
esistenti della mia boxer su ogni rivista che le dedicava la legittima
attenzione. Con
la mia mente ho fatto più chilometri di Marco Polo arrivando a programmare nel
dettaglio anche la rotta ITALIA - NEW YORK via stretto di BERING. Era
finalmente tutto pronto: non ho mai posseduto una tuta antipioggia né scarponi
e giubbotti in kevlar, ma avevo spirito d'avventura a mille ed una buona dose di
incoscienza. Parto
alle prime luci dell'alba del mese di luglio passando a prendere a casa il mio
fedelissimo amico Donatello (che ad oggi non ha mai guidato una moto) e dopo
aver stipato nelle borse BMW meno dell'indispensabile ci avviamo alla volta di
PISA (prima tappa). Io
avevo un giubbino Dainese rubato a mio cognato ed il casco integrale che usavo
in rarissime circostanze, mentre a Donatello avevo affidato un bellissimo
giubbino in pelle, (chiodo) che usavo da giovanotto per fare il figo, ed un
casco recuperato da un amico motociclista! Sotto
solamente dei jeans e delle scarpe da ginnastica. Che
caldo impossibile sulla Napoli - Roma! Firenze era irraggiungibile. Avevo
deciso di non superare i 115 km orari per ottimizzare i consumi; eravamo ancora
due universitari e le nostre tasche erano più vuote di quanto non lo siano
adesso... La
moto, nonostante il carico esagerato da emigrante, tirava con prepotenza e
mantenersi sotto i 150 era un incubo! Tardo
pomeriggio: Pisa all'orizzonte. Ci
accoglie un amico che ci indirizza in un albergo ad una stella nei pressi della
torre. Ricordo
che ero talmente stanco che ho avuto difficoltà ad assaporare la pizza che ci
ha offerto in un viottolo nei pressi della ''Normale''. Il
mattino successivo si riparte prendendo la direzione di Genova. Eravamo
ancora stanchissimi, ma il desiderio di rimettere in moto la boxer era tale da
far passare ogni esitazione. Abbiamo
avuto solo il tempo per una doccia ed un cornetto che già il litorale dell'alto
Tirreno era alla nostra sinistra. Stranamente
dopo un'oretta ci sentivamo rinfrancati; sarà stata l'aria frizzante della
mattina? Eravamo
diretti ad Annecy, immediatamente dopo il confine italo francese. Arrivati
a Genova saliamo per Alessandria e poi per Aosta. Che
incanto! Era la prima volta che vedevo le Alpi! Ricordo che mentre guidavo ero
completamente distratto da una canzone che mi ronzava in testa: “Heidi, Heidi,
ti sorridono i monti...” Che
Bambino! Che BELLO!!! Ho ancora la pelle d'oca se ci ripenso! Abbiamo
sostato un paio d'ore prima di affrontare il traforo...e poi eccoci in Francia! Annecy
era a circa un paio d'ore; sono volate. Ero
troppo emozionato per avere una oggettiva cognizione del tempo e dello spazio. Nuovo
pernottamento, nuova cena, nuova stanchezza. Ci
siamo concessi una lunga passeggiata intorno al lago commentando circa i
chilometri che dovevamo ancora affrontare. Parigi
era a circa 700 chilometri, ma alle spalle ne avevamo già 1400! Il
mattino successivo ci siamo entrambi interrogati sul perché fino a quel momento
non avessimo ancora incrociato nemmeno un compaesano! La
cosa ci stupiva. Notoriamente i potentini sono un popolo di giramondo! J Così
alle porte di Parigi, nell'ennesimo autogrill, eccoci accontentati: un intero
pullman di una nota ditta di autolinee potentine parcheggia al fianco del mio
cavallo bianco. Io
ero di spalle, ma ho riconosciuto l'idioma stupito di alcuni compaesani che
commentavano la targa di quella moto. Grossomodo
dicevano così: “Marò, e chi è stu pacc”? - che tradotto significa –
Mamma mia, chi sarà mai questo squinternato? Ci
siamo fermati almeno mezz'ora a parlare degli ultimi 2100 chilometri in due
giorni e mezzo e, concedetemelo, ci ha molto inorgogliti la descrizione di
quella che sembrava essere una pagina epica della vita di due giovanotti! Ci
siamo ripromessi un incontro sul ristorante della torre, ma mentre giuravamo la
puntualità già sapevamo che avremmo dovuto rinunciarci… Come potevamo
permetterci una cena al ristorante Eiffel se avevamo i soldi contati per le
stamberghe che accoglievano le nostre stanche membra? Dopo
i saluti rituali ci siamo rimessi in viaggio, ma la meta francese era ormai
raggiunta. Facendo
riferimento ad una cartina MICHELIN acquistata un paio d’anni prima non
abbiamo avuto problemi a raggiungere il centro; Montparnasse (nei pressi del
grattacielo, proprio a due passi dai magazzini Pompidou) era stata scelta per
l’albergo. Naturalmente
non abbiamo mai prenotato nulla proprio sapendo che luglio ed agosto sono bassa
stagione nelle capitali europee. Abbiamo
girato 2 o 3 alberghi, poi l’occhio è caduto su un albergo carinissimo che,
però, non disponeva di garage. Problema?
Macché! Dopo un paio di chiacchiere siamo riusciti ad impietosire i gestori
che, in via del tutto eccezionale, ci hanno concesso la possibilità di
posteggiare la moto in un cortile interno…passando per l’ingresso
dell’albergo! Avevamo
deciso di passare a Parigi almeno 4 giorni, e così è stato! Con
la moto al sicuro eravamo liberi di girare in lungo e in largo per la capitale
concedendoci tutti i divertimenti possibili per due amici affiatati! La
cosa equivoca era la camera d’albergo: era una matrimoniale con tanto di vasca
da bagno! Pazienza: Donatello non era una bella ragazza, ma in tempi di guerra
la compagnia di un amico sincero può essere anche meglio! Ci
siamo divertiti davvero tanto: abbiamo visitato i posti più belli di Parigi, le
mete classiche, da turista giapponese! Torre,
Louvre, Mont matre etc. ; Parigi non aveva più segreti! L’unica
nota dolente è stata solamente l’alimentazione: non abbiamo potuto concederci
la degustazione di pietanze tipiche, ma quando si ha in mente una vacanza
all’insegna dell’avventura poco importa se sulla tavola c’e’ un
hamburger invece del pate’ di fois grois! Dopo
4 giorni rieccoci in marcia; prossima tappa Amsterdam. In
effetti la capitale olandese non dista poi molto da Parigi: nel giro di una
giornata, concedendoci tutte le fermate che desideravamo, siamo arrivati nel
tempio laico del divertimento. Nessuna
prenotazione, come sempre, ma l’albergo lo troviamo nel giro di 20 minuti,
proprio ad un tiro di schioppo dal museo dedicato all’artista de “I
mangiatori di Patate”! Il
tempo di una doccia e poi… eccoci in DAM SQUARE, proprio al centro della città! Per
quanto desiderosi di tuffarci nella
tipica vita olandese, non cercavamo certamente l’avventura in un coffe shop,
anche se ci interessava toccare da vicino quello che per noi era decisamente
“off target”. Penso
di non aver mai visto tante prostitute in vita mia, nè tanti spacciatori che
proponevano ogni sorta di “chicca” allucinogena. Noi
volevamo rimanere quanto più lucidi possibili, proprio per memorizzare ogni
dettaglio. Non
nego che in tarda serata ci concedevamo esagerate bevute di birra nei
numerosissimi locali che affollavano le strade, ma la nostra attenzione era
tutta calamitata da una cultura che sentivamo sempre più differente dalla
nostra! Una
parola va spesa per le ragazze bellissime nelle quale incespicavamo ad ogni
passo: certamente la mia donna è di gran lunga LA più bella (non me ne
voglia), ma concedetemi di dire che la media della bellezza delle ragazze
olandesi era esageratamente alta! Purtroppo
per la moto non è stato possibile trovare un parcheggio al coperto, ma il
catenaccio di cui ero provvisto ha svolto egregiamente la sua funzione. Questo
ci ha dato la possibilità di utilizzarla per tutta la nostra permanenza
olandese. Proprio
ad Amsterdam ho avuto l’unico problema tecnico: una foratura! La gomma non è
andata a terra, ma il chiodo era ben visibile ed ho così potuto prontamente
riparare la ruota: non vi dico! La riparazione mi è costata l’equivalente di
50000 lire… che mazzata! Nei
4 giorni in cui ci siamo trattenuti, Amsterdam ci ha riservato bellissime
esperienze. Abbiamo anche avuto tempo per visitare il museo dedicato a Vincent
Van Gogh, vedere qualche mulino a vento e… prenderci un paio di giorni di
pioggia! Eh
si! Abbiamo preso anche quella, ma non è stato così terribile. Il diluvio vero
e proprio lo abbiamo “subìto” sulla strada del ritorno, ma solo per
un’oretta, nella quale i magici ponti tedeschi ci hanno fatto
da riparo! La
tappa del ritorno prevedeva una sosta in Svizzera. Partenza all’alba del
quinto giorno olandese e tutto d’un fiato per le veloci autostrade tedesche. Donatello
mi prendeva a pugni nello stomaco non appena superavo i 170 chilometri orari.
Che imprudenti… col senno di poi… LO RIFAREI! J Appena
arrivati a Basilea abbiamo iniziato a chiedere informazioni per un motel sulla
strada, ed un attempato e simpatico ometto svizzero ci ha consigliato uno dei
numerosi motel della città di Egerkingen. Così
è stato. Pappa e ninna e poi ancora in marcia. All’indomani
ci aspettava Bologna, ma ci siamo concessi una sosta sul lago di Como; la
stanchezza totale cominciava a farsi sentire. Eccoci
a Bologna. Il nostro viaggio volgeva al termine, ma ci siamo ancora concessi un
pernottamento nella patria dei tortellini. Abbiamo
cominciato a tirare le somme di una esperienza che ancora ricordo con emozione e
che è stata la base dei progetti turistici che ogni anno realizzo. Il
mattino dopo si riparte alla volta di Potenza. Abbiamo
fatto tante soste, non volevamo arrivare troppo presto. Sapevamo che quei giorni
insieme ci sarebbero mancati tanto...ed è stato proprio così. Arrivati
a Potenza nel tardo pomeriggio ho accompagnato Donatello a casa, ma io non avevo
ancora finito. Dovevo
infatti raggiungere la mia famiglia che era al mare nel metapontino; ho caricato
mia sorella che mi attendeva sulla soglia con i suoi bagagli e via, verso
l’ultima meta della giornata! Mia
madre mi attendeva trepidante. Ci eravamo sentiti spesso, ma il telefonino
all’epoca era ancora un lusso per pochi e quindi la distanza l’aveva
avvertita davvero tanto! Dopo
i baci al “figliol prodigo” ecco che il vitello grasso viene immolato. Avrei
potuto cuocerlo sulle testate entusiaste della mia GS… che portento quella
moto. Non
ha mai avuto una esitazione per tutti i quasi 7000 chilometri che ho fatto in
circa 15 giorni di euforia motociclistica. NUMERI: Ce
la siamo cavata con meno di due milioni a testa…rinunciando solo a ciò che
non era necessario per essere felici! Ho
rifatto lo stesso giro ancora un paio di volte con la macchina…che traditore.
Ma ho appena deciso di allungare fino alla classica meta di capo nord per la
prossima estate con la mia nuova boxer! Perché
non più con la R100GS? Io la amavo, ma mi ha tradito: negli ultimi tempi ci
siamo trascurati un po’ e la sua affidabilità cominciava a venir meno. La
sua anima ora vive nella 1150GS, pronta a condividere la mia follia
ed il mio irrefrenabile desiderio di avventura! Un
saluto a tutti Antonio
Gerardi POTENZA
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