Spagna e Portogallo
Agosto 1999

 

U

di Silvio & Donatella

 

 

 

Silvio R 1100 RT milano

Partenza da Milano Agosto 1999

Partecipanti Silvio e Donatella

Moto BMW R 100 RS del 1983 con borse rigide, borsa serbatoio magnetica e rullo quasi impermeabile per tenda e materassini legato sul portapacchi.

1 agosto 1999 autostrada fino a Salon, E 80 fino ad Arles, attraversiamo la Camargue, D570 Aigues mortes, la Grand Motte, Montpellier, citta’ bellissima, dove la nuova urbanistica aggressiva non stride con le preesistenze, anzi si integra splendidamente; ceniamo turco senza senza pretese e senza carta di credito, dormiamo in un alberghetto decente, molto "francese".

2 agosto N 113, Meze, patria delle ostriche e del coquillage, N 9 fino a Narbonne, poi D513, strada infame, tutta a curve ( la vecchia RS carica non ha esattamente la ciclistica dei miei sogni ) , senza benzinai, pranziamo a cozze e patatine in caffetteria a Quillan, zona di spumanti strani; D117 per Foix, a St. Girons pastis sulla statale e cambio di caschi, cosi’ per allargare quello nuovo di Donatella mi faccio venire il mal di testa, poi fino a Tarbes dove, dopo un infruttuoso rodeo elettronico al Formule1, andiamo all’Hotel Octagone, dove 2 anziani coniugi facevano tutto loro, gestendo un albergo di notevoli dimensioni. Cena in città, anche se sta piovendo, Camel in edizione numerata, ceniamo in una ampia piazza con fontana, in un ristorante elegante, anche perche’ era l’unico aperto: soddisfacente menù completo con anatra pasticciata e vino rosè.

3 agosto N 21 fino a Lourdes, troviamo un gruppone di motociclisti inglesi efficentissimi, sembrano finti, parcheggio all’italiana sulla basilica e facciamo una visita da devoti pellegrini, prendiamo la famosa acqua per Catia, una amica che, dopo averla ricevuta, riesce finalmente a restare incinta. Io non credo ai miracoli, ma Catia, 35 anni prima, era nata dopo un analogo dono di acqua di Lourdes; una coincidenza quantomeno singolare. Si vede molta gente che non sta affatto bene, gente che la accudisce, ed una organizzatissima gestione multilingue dei fedeli; il paesino e’ costituito praticamente solo da negozi di souvenir di sapore vagamente sacro. Prendiamo la D940, poi N117 per Pau, prima di Bayonne ottimo pranzo in locale per camionisti con una stupefacente assiette di formaggi finale. Attraversiamo Bayonne e il famoso lungomare di Biarritz, che io trovo piuttosto decadente; dopo il confine Ondarribia e, attraverso il tortuoso colle del Jazkibel, dove fatichiamo a battere dei ciclisti in discesa, arriviamo a Pasaje San Juan, uno strano posto sul mare, con sensi unici a tempo, come alla mattina presto sul lungomare di Rio. Finalmente S. Sebastian, che non riusciamo ad apprezzare per il caldo, la stanchezza ed il traffico: in coda temevo seriamente di fondere. Scappo in cima al monte della capitale alla ricerca di un tetto per la notte; inseguiamo indicazioni di campeggi ( tutti strapieni) percorro una strada in lastre di cemento tipo Mortirolo/Trivigno e, finalmente arriviamo a Zarauz dove, tra una sangria ed una birra offerte da un gruppo di liguri, montiamo la tendina proprio a picco sulla scogliera. Dopo qualche dubbio metto fortunatamente anche il sopratelo. Ceniamo molto tardi sul lungomare: pesce, due bottiglie di vinello blanco e notte a battere i denti con vento e pioggia da paura.

4 agosto Zarauz, al mattino non piove, ma fa freddo e dormono tutti, faccio il bagno biotto in fondo alla scogliera, gitarella alla cittadina di Getaria, col suo monumento ai naviganti, e le stradine caratteristiche, piene di negozietti. L’idillio si scontra con le pareti costellate di foto dei carcerati politici in attesa di giudizio, corredate dalla durata dell’attesa e dalla distanza in Km. che separano il carcere dalla loro terra: Madrid li manda il piu’ lontano possibile per impedire le visite ai parenti e rendere piu’ dura la detenzione.... Storica mangiata di antipasti di mare e bonito alla griglia, poi gita al Raton, una penisola in pietra grigia che ha proprio il profilo di un topo; in cima c’e’ un osservatorio astronomico ed una casa abbandonata da sballo, con vista sul mare; fa pensare alla dimora di Melville. Di nuovo pioggia, ispezioniamo una finta caravella montata su una vera barca da pesca ed osserviamo una serissima regata di lunghe barche a remi. Torniamo in campeggio bagnati, poi ovviamente spunta il sole e subito compaiono dei modellisti con enormi alianti radiocomandati: aspettano il momento giusto, li lanciano controvento dalla scogliera e li guidano con una precisione inimmaginabile, facendoli atterare sul prato ad un metro dai loro piedi. Piove di nuovo, andiamo a cena a piedi con i pile, ci accontentiamo di platos combinatos e, visto che sembra novembre, ci consoliamo col cognac. Il tempo nel nord della Spagna cambia davvero con una rapidita’ ed una frequenza non comune.

5 agosto Ripartiamo: Zumaia, Deba, Ondarroa, e Guernika, ci tenevo a vedere la città a cui Picasso ha dedicato il suo dipinto piu’ noto, pur sapendo che e’ stata completamente ricostruita. Per una volta tento di fare la foto da turista, ma i poliziotti ci impediscono di fotografarci accanto al cartello col nome della citta’ perche’ apparirebbe anche la loro caserma... Allo splendido museo Ghuggheneim di Bilbao ( credo arch. Gehry ) c’è una fila pazzesca; so che mi pentiro’ ma decidiamo di rinunciare alla visita. Fotografiamo l’esterno del museo ed una enorme scultura di fiori fatta a forma di cane; coscienziosamente, all’ombra cambiamo il rullino, ignorando che la macchina fotografica e’ gia’rotta e che non avremo una sola foto di questo viaggio. Ripartiamo con l’autostrada ed usciamo subito, a Castro Urdiales a mangiare sardine e bonito alla griglia sulle panche in riva al mare e per visitare castello e cattedrale; Santander lo intravediamo soltanto ed arriviamo a Santillana del Mar che, ovviamente, dal mare dista almeno 40 Km. la cittadina e’ strapiena, rodeo per trovare un albergo che, anche se decoroso ci sembra piuttosto caro. Usciamo a piedi per la cittadina acciottolata e molto, molto, caratteristica, costruita dai mercanti che avevano fatto fortuna sul mare (da qui il nome); vediamo una bella mostra di miniature su sassi riproducenti dipinti famosi, e ceniamo in un giardino molto bello, fra una miriade di camerierine completamente incapaci ed improvvisati poeti che si confrontavano con un certo impegno.

6 agosto Santillana, foto alle viette, cambio di soldi, ed acquistiamo un numero civico in ceramica decorata ( tipo vietri ) per il nostro negozio. N 634 fino quasi ad Arriondas, dove lungo la strada pranziamo a Paiella e cotoletta con camionisti ed alcuni motociclisti di Cuneo, che, vista la nostra moto, si fermano anche loro. Erano quasi disperati perche’ l’attraversamento della Francia, mangiando "a la carte" li aveva dissanguati; rimarchiamo l’economicita’ di adottare menu’ e piatti del giorno e ci salutiamo. Siamo nel Principato delle Asturie, dopo Congas de Onis andiamo a Covadonga l’unico baluardo rimasto cristiano durante l’occupazione dei mori, e da dove e’ iniziata "la reconquista". Il posto e’ bellissimo, per me ha un fascino particolare, a partire dall’unica strada di accesso, l’enclave appare realmente imprendibile con le armi dell’epoca. Purtroppo la R 100 RS fatica ad accendersi, il motorino gira piano, brutto segno perche’ la batteria e’ praticamente nuova...... proseguiamo per Oviedo sotto una pioggerella insistente, a luci spente, senza interfono, e tenendo alti i giri per cercare di ricaricare, arriviamo alla enorme piazza alberata dove, fiduciosi, spegnamo la moto che invece riparte per puro miracolo, ed arriviamo fino ad un benzinaio(eravamo anche in riserva); ora sono preoccupato, sono quasi le 18, e’ agosto ed e’ venerdì. Qui comincia la ricerca del meccanico, prima trovo un concessionario Honda, che riesce solo a caricare la batteria poi, ammette di non conoscere le BMW; ci fa accompagnare, da Roberto, una officina introvabile in periferia, si accede tenendo la testa bassa per un lungo e buio corridoio largo meno di un auto. All’interno invece cambia tutto, c’e’ luce, spazio ed una marea di moto, alcune ancora nelle casse da importazione, altre smontate sui ponti e, fra queste, una R 65, buon segno. Ci dice di tornare verso le 22, stacchiamo le borse, poi il macellaio del quartiere ci accompagna in centro e troviamo una camera (di fango ma in centro). Donatella non apprezza la stanza e, in effetti, non ha torto, comunque: doccia, visita al meccanico che ci dice di tornare dopo mezzanotte, del resto siamo in Spagna..... Per cui andiamo a cena in una sidreria, dove il cameriere versa il liquido sull’orlo del bicchiere dalla masssima altezza consentita dal suo braccio esteso, per creare le bollicine; attenzione, quello che lasciate nel bicchiere ve lo buttano platealmente per terra ( nel ristorante ) prima di versarvene altro. Ritorniamo dalla bambina e, verso le 2,30 del mattino, accertiamo la morte del rotore dell’alternatore, ovviamente in un punto imprecisato e non riparabile dell’avvolgimento: siamo al settimo cielo!!!

7 agosto Oviedo, è sabato, il ricambio deve arrivare da Madrid, non prima di lunedì o martedì; troviamo una stanza giusta vicino alla stazione, cammelliamo le borse fino lì e giriamo con calma questa splendida citta’ dall’aspetto decisamente benestante ed aristocratico, compresi i supermercati, i grandi magazzini ed una mostra fotografica retrò che illustra la vita all’inizio del secolo. La sera, stupidamente, ci affanniamo a trovare posto nella sidreria più ricercata della città; il risultato è una delusione, cena banale, servizio orrendo e tanta confusione, ma siamo in un posto alla moda..... Caffè e carachillo in un locale di ispirazione moresca, quasi orientale, poi assistiamo alla pulizia delle sidrerie e delle strade: gli ettolitri di sidro finito sui pavimenti viene spinto in strada con le canne per innaffiare i giardini, dove i netturbini, con canne piu’ grosse spingono il tutto verso appositi enormi tombini.

8 agosto Oviedo, è domenica e, decidiamo di andare al mare in treno, a Gijon, dove è in corso il festival della canzone asturiana e la regata velica domenicale. I treni sono modernissimi e molto informatizzati, (dotati inoltre di orari asportabili per i viaggiatori) la campagna è morbida e piacevole, la stazione, invece, è circondata da depositi di carbone e relativi convogli; in città bancarelle artistiche vendono cose varie e stivali artigianali. Sotto l’immancabile chiesa ci sono i resti delle terme romane, ora museo nazionale, dove ci assicurano la precedente presenza di pinguini, ora scomparsi..... chissa’ poi perche’? La penisola che domina il porto e la cittadina è un prato verde, straordinariamente panoramico coi resti di fortificazioni abbastanza recenti ed uno strano monumento verso il mare dove 4 pirla in costume ballano ossessivamente tra loro. Si mangia alla ruspante taverna del porto, qualche difficoltà per le ordinazioni ( ma come in 2 volete 2 cose diverse? ) e sardine che in realtà sono sgombri, ma mangiamo bene, al fresco e spendiamo una sciocchezza. Rientriamo ad Oviedo dove, dopo un riposino, ed un gazpacho gelato ceniamo in maniera abbastanza asettica in un ristorante stretto e lungo di nuova gestione dove fanno addirittura la sangria di sidro: una schifezza.

9 agosto Oviedo, Lunedì, dopo esserci accertati di non potere ancora ripartire, compriamo uno di quegli orribili ombrelli pieghevoli, che da allora porto sempre in moto: non sara’ etico, ma non ci si bagna. Dobbiamo cambiare albergo, cammellando nuovamente le borse; si spera per l’ultima volta, visto che all’hotel Isla de Cuba c’è posto per una sola notte. Pranziamo bene in albergo e, al pomeriggio vediamo la Camera Santa, la splendida croce di Covadonga, il mercato coperto e tutto quanto era chiuso nei giorni precedenti. Ceniamo splendidamente per 800 pesetas in un posto adocchiato precedentemente, con un titolare più inespressivo di Buster Keaton.

10 agosto Oviedo, martedì tutta la mattinata passa tra bancomat smagnetizzati, spostamenti di bagagli e visite a Roberto per accertarci della consegna del rotore dell’alternatore. Torniamo a pranzo dal nostro amico che, rivedendoci, per la prima volta, dimostra una emozione; è la seconda volta che riesco a pagare un ristorante per due persone con le monete che ho in tasca e, se si è anche mangiato bene, la sensazione è piacevole. Diamo 51.000 pesetas a Roberto e, alle 18,30 finalmente pronta, la moto scalpita, e anche noi, quindi partiamo per fare strada. Aviles, poi la 634 fino a Barreiros dove speravamo in un campeggio sul mare, invece la costa non ci piace, proseguiamo e dormiamo a Vilalba, cittadina senza grandi pregi, a parte la storica torre che funge da Parador(catena di alberghi per ricchi), ora in ristrutturazione. Troviamo un alberghetto strano, pieno di universitari con jeep americane costosissime, becchiamo l’ultima stanza e parcheggiamo la moto sotto una tettoia, strettissime rampe ci portano al quarto piano senza ascensore; siamo comunque contenti perchè ormai era buio da tempo e io non amo guidare quando non ci vedo. Ceniamo in una pulperia, non e’ uno scherzo, sono locali molto ruspanti praticamente dei bar con cucina, che servono i polpi in vari modi, qui il sidro è alla spina, e’ completamente diverso, e non merita; siamo nel Lugo. Giro del paese buio che offre davvero poco, ma in compenso puzza in maniera incomprensibile, e fa quasi freddo.

11 agosto Vilalba, portare a Donatella il caffè in camera è un’impresa biblica, del resto qui si incontrano un sacco di pellegrini; ho capito perchè, a Milano, il termine si usa quasi come un insulto. Arriviamo a Santiago de Compostela, meta del famoso Cammino che ha determinato la nascita e la crescita di molte cittadine lungo i vari percorsi che qui confluivano da tutta la cristianita’; parcheggiamo all’italiana, in alto, ad un passo dai luoghi sacri, la ressa è notevole: coda per l’ingresso dalla porta santa e per dare l’abbraccio al santo. Le nuvole ci consentono di vedere l’eclisse di sole senza bruciarci gli occhi e senza protezioni particolari; rinunciamo ad abbracciare S. Giacomo ( tanto e’ gia morto ) e facciamo il rodeo per vedere il famoso botafumeiro da una posizione vantaggiosa. Questo enorme incensiere acceso, viene sollevato e fatto ampiamente oscillare sopra alla folla che, spesso, dimostra una partecipazione piu’ adatta ad una corrida che ad una messa, infatti i piu’ laici gridano dei poderosi OLE’ malgrado le cazziate delle persone piu’ osservanti o piu’ pie. Visitiamo tutto il centro che è davvero notevole, astutamente mi arrampico come un pazzo per fare delle foto che non vedremo mai. Purtroppo ci rendiamo conto che i giorni persi ad Oviedo non ci consentono di visitare la Galizia e la sua costa della muerte, quindi a malincuore, puntiamo verso sud. ( bisognera’ tornarci ) Pranziamo tardi sulla terrazza di un posto per camionisti, ( si riconoscono dal detersivo per piatti usato nei bagni per lavarsi le mani ) la statale e’ sempre più piena di mezzi pesanti, sempre piu’ infuocata e sempre più brulla, passiamo il confine portoghese ed andiamo a Camina, dove troviamo posto in un bel campeggio ombreggiato sulla foce del fiume, ma a Donatella qualcosa non piace, quindi rinunciamo per andare a Viana do Castello. Qui si fatica a trovare il campeggio che, al di là di un enorme ponte di ferro, è sempre sulla foce di un fiume; ci accampiamo ma la sistemazione non mi aggrada, non c’e’ un metro in piano, il terreno e’ sconnesso e c’e’ una valanga di gente; perche’ le donne hanno facolta’ di parola? Domattina sgommiamo prima di colazione! Andiamo in città per la cena, sembra tutto deserto, un anziano signore ci porta fino ad un ristorantino grande come il mio soggiorno ma carino, appena aperto, quasi fiabesco; rispolvero il mio arrugginito portoghese brasileiro e, quando usciamo, sembra essersi scatenata la gente, ed il relativo struscio serale; fatichiamo a capire, poi scopriremo di non avere aggiornato l’ora legale.

12 agosto Sbaraccata la tenda andiamo a Barcelos, sulle tracce del famoso galletto portoghese e del mitico mercato del giovedì, troviamo solo un traffico infernale, un mercato per nulla tipico ed un caldo pazzesco che ci convincono ad andare fino a Braga saltando il pasto. Visitiamo la cattedrale ( qui si chiamano Sè ) e la biblioteca cittadina, dove inaspettatamente, recuperano le chiavi e ci aprono appositamente anche la leggendaria sala dorada, sede delle riunioni ufficiali e non aperta al pubblico; il mio portoghese stara’ migliorando? Incontriamo vari gruppi di ragazzi italiani, quasi tutti giunti in aereo a Lisbona ed ora, abbigliati da tipici italiani in vacanza, sono in giro con auto a noleggio: che abbiano ragione loro? Proseguiamo per Porto, dove dopo innumerevoli giri e saliscendi nella scoscesa zona delle cantine, troviamo l’ufficio turistico: avrei fatto prima a trovare come sempre un alloggio per conto mio, ma ormai, mi ero incaponito a cercare questo ufficio. L’albergo che ci prenotano e’ un fatiscente ed impersonale grattacielo in Avenida da Repubblica, dove tiriamo una cimetta sul balcone e facciamo un pò di bucato. Serata a piedi, cena in un posticino molto familiare e non turistico, dove scopriamo la magia dei freddabottiglie: dei manicotti che contengono liquido refrigerabile e che agiscono molto piu’ rapidamente di un freezer. Il nostro telefonino non prende la linea, selezioniamo a forza un operatore ma non si riesce a parlare. La zona vecchia di Porto è simpaticissima, piena di localetti notturni, di musica e di vita, il ponte Luigi 1° realizzato in ferro agli inzi del secolo, e’ altissimo e vibra in maniera preoccupante; le scale in muratura che dai moli conducono fino all’acqua del fiume sono scivolosissime, torno in albergo decisamente scornato, ma questa non la racconto......

13 agosto Porto, cambiamo i travel dopo un casino ai terminali ed una commissione che sfiora l’estorsione, visitiamo la cattedrale, le viette lastricate in salita/discesa, la chiesa completamente dorata, il relativo museo e rinunciamo alla visita guidata al Palacio da Bolsa. Pranziamo rapidi, in mezzo agli impiegati, in un posto buio e caldissimo, ripercorriamo la rua do cattivo e recuperiamo la moto parcheggiata vicino al Pelourino ( o colonna infame, la vecchia forca ) e, velocemente, andiamo alla splendida università di Coimbra che visitiamo nel caldo soffocante proprio prima che chiuda la mitica biblioteca tutta in legno dorato e dipinto. Visitiamo anche Sè Vecchia ( la cattedrale ) col suo chiostro dove un francese gentile recupera la minox che avevo abbandonato in chiesa; ringraziamenti, birretta e sweppes per festeggiare, poi ci rechiamo a Leiria, dove dormiamo in una stanzaccia coi bagni in comune e casino tutta la notte. La cena la consumiamo nell’unico posto aperto della cittadina che appare quasi deserta; temo che Dona mi uccida nel sonno e si cerchi un albergo decente.

14 agosto bella colazione con spremute e conto elettronico dove scopriremo di non avere pagato le sigarette, in una piazza che, di giorno, risulta molto piu’ frequentata e piacevole. Rinunciamo a vedere Fatima ( le auto sono in coda a Km. di distanza) e visitiamo Tomar, il castello/convento sede principale dei cavalieri templari: è davvero notevole, purtroppo la famosa cappella a 16 lati con un ottagono inscritto è in via di ristrutturazione ma, con la scusa di depositare i caschi la visitiamo ugualmente. Fa caldissimo, in città visitiamo la chiesa di S. Francesco e, dopo un pranzo con la tipica carne alla alentejana, ( piu frutti di mare che carne ) anche la antichissima sinagoga che funge anche da museo ebraico, notevole l’acustica con le anfore vuote annegate nelle pareti ai quattro angoli. Raggiungiamo Lisbona, dove, causa un malinteso, dormiamo in centro in un albergo davvero super. Conosco gia la città, usciamo a piedi, la cena di ferragosto si svolge nella via dei ristoranti, in un posto alla buona, ma con strafocata di zapateiras ( quei granchi enormi color fungo porcino ) ed una dozzina di ostriche. La città é piena zeppa di omosessuali, molti italiani, che si scambiano tenerezze in maniera particolarmente ostentata: che ci sia un omo-raduno? Passeggiata notturna al barrio alto dove i ristoranti costosi ed i locali di tendenza hanno soppiantato i vecchi localini caratteristici, ci offrono continuamente ascish e l’ambiente sembra un pò troppo "milanese", stento a riconoscere il quartiere che 10 anni addietro mi aveva stregato.

15 agosto colazione esagerata con vista sulla citta’ e visita a piedi delle chiese, del castello e di S. Antonio da Padova ( che in realta’ e’ da Lisboa), della baixa e dell’alfama, manchiamo il museo de azulejos ma troviamo un supermercato coi vecchi cari lupini, fa caldissimo e prendiamo la metropolitana con una meta culturale. La fondazione Gulbekian è sfortunatamente chiusa, ci godiamo il suo splendido parco, chiaccheriamo con delle persone anziane che lo frequentano abitualmente e torniamo in albergo. Cena schifosa in un ristorantino dove ero stato anni prima mangiando benissimo, e giretto per il barrio alto dove un cartello ci invita a sorridere ed a divertirci; in realtà siamo in un locale piuttosto triste dove dei ragazzini si fanno del male esagerando coi superalcolici.

16 agosto supercolazione salata con spumante e visita al convento de los Jeronimus a Belem che naturalmente è chiuso, proseguiamo per Guincio, sulla bellissima costa dell’Estoril, dove il vento dell’atlantico soffia la sabbia sulla strada: rischiamo seriamente di sdraiarci. Dopo lo spavento, ci piazziamo in campeggio all’ombra, vicino all’ingresso, con fontanella personale. Laviamo tutto quello che abbiamo, e, per un malinteso sul detersivo, preserviamo per sempre la lavatrice del campeggio dal calcare. Andiamo in spiaggia dove ci ripariamo con i sassi dall’assedio del vento che diverte i surfers ed i patiti degli aquiloni; mi ricorda quando ero giovane e facevo il windsurf a Tarifa. La sera usciamo in moto e, a forza di girare per trovare un posto che ci piaccia, arriviamo fino a Cascais, dove a cena quasi terminata entrano dei motociclisti di Milano, conosciuti in campeggio e capitati per caso nello stesso ristorante. Festeggiamo col bianco in maniera eccessiva e, al ritorno, motociclisticamente sono troppo instabile per fare una bella figura.

17 agosto Guincio, salutiamo gli italiani sotto un vento freddo quasi invernale, andiamo al mitico Cabo de Roca e poi alla splendida Sintra, dove pranziamo strettissimi, su un tavolino formato A4, in una inarrestabile corrente d’aria. Il palacio national è carino, particolarissimi i camini davvero enormi delle ex cucine, saltiamo il castello dei mori che vedremo dall’alto ed andiamo a vedere il noto castello stile holliwoodiano, che sembra finto. Saltiamo la biblica coda alla cassa ( serve solo a visitare due stanze interne ) e visitiamo questo posto da bambini, coloratissimo e con un misto di stili pazzesco; riprendiamo la stradina acciottolata, ombrosa e trafficatissima, e rientriamo in campeggio. Cena a piedi nel ristorantino subito fuori.

18 agosto non facciamo molto, andiamo solo a vedere il centro commerciale di Cascais, dove compriamo i famosi freddabottiglie ( lo so che ci sono anche qui, ma io sono un ragazzo di campagna) e pranziamo brasiliano terminando con delle super torte; pomeriggio di lettura e preparativi partenza. Ceniamo nel ristorante della sera prima e poi osserviamo uno spettacolo unico: un camper pieno di educande tutte vestite allo stesso modo che si preparano accuratamente per la notte e vanno a dormire. In quasi due giorni di vicinato non hanno mai risposto ai nostri saluti, ma ci lanciavano sguardi furtivi e si scambiavano dei commenti di nascosto dalla educatrice.

19 agosto andiamo ad Evora, visitiamo la cappella delle ossa, dove ci sono letteralmente montagne di resti umani disposti in maniera piu’ o meno artistica, visitiamo la cattedrale, giriamo le viette acciottolate, i resti dell’antichissimo tempio romano e la cattedrale che sembra una vera fortezza col museo ed i chiostri. Pranziamo con la tovaglia e l’aria condizionata, gonfiamo le gomme, e ci avviamo con le giacche nelle reti elastiche, verso la Spagna; non sara’ etico ma faceva un caldo pazzesco. Finiamo i soldi portoghesi ad Elvas, prima del confine, con birra e sigarette. Prendiamo la N V, una superstrada splendida in direzione Madrid: i panorami sono spettacolari, da film western, il caldo pure, incrociamo parecchi customisti a torso nudo. Guidiamo fino al buio inoltrato e ci fermiamo in un posto per camionisti, attrezzato con camerette con aria condizionata, dove dormiamo in un grosso letto singolo e ceniamo piacevolmente in un ambiente casalingo, economico e davvero amichevole.

20 agosto Destinazione Madrid, diamo qualche dritta sull’interfono ad una coppia di spagnoli che non sente oltre gli 80 km / h e partiamo. Per magia arriviamo direttamente in piazza di Spagna dove cambiamo dei soldi e, in un lampo siamo al museo del Prado, che e’ di una bellezza graffiante, non si può descrivere, vedere i capolavori di molti nostri cannazionali e non, mette la pelle d’oca; ci stiamo fino alle 5 del pomeriggio. La citta’ non ci interessa, entrambi la conosciamo gia, troviamo subito avenida de Barcelona e ci dirigiamo verso Zaragoza; mai entrato ed uscito così facilmente da una capitale, senza mai sbagliare strada e senza cartina. Ci fermiamo a La Almunia de donna godina, in un posto per camionisti con alloggio davvero mitico, dove mangiamo splendidamente, con servizio eccezionale e lunga chiaccherata col proprietario; ci sono altri due motociclisti altezzosi che non socializzano. All’alba questi deficenti svegliano tutti sgasando come pazzi davanti alle finestre; poi vanno a fare colazione: sara’ una usanza locale?

21 agosto arriviamo fino a Matarò, vicino a Barcelona, dove ci fermiamo in un campeggio sul mare non particolarmente ombreggiato ma con una splendida piscina. Ceniamo maluccio in campeggio ma beviamo parecchia sangria, visto che c’è la festa danzante con musica dal vivo. Scopriamo anche che il mondo e’ piccolo: questa cittadina e’ gemellata con Corsico, la cittadina dove risiedo da anni.

22 agosto Matarò tagliamo un libro per leggerlo in due e stiamo sdraiati sui materassini e ci rilassiamo in piscina, alla sera andiamo in paese e giriamo il centro senza trovare un solo ristorante; lo troveremo poi al porto turistico, dove non ci danno la combinazione richiesta perchè era il giorno sbagliato; certi menu sono davvero strani.

23 agosto Barcellona lunga visita alla Sagrada famiglia, dove fa un caldo bestia, ed al museo Gaudì; visita al centro commerciale per cercare un saldatore a stagno per l’interfono che fa i capricci. Pranziamo al caldo sotto i portici; a me sembra mica male ma a Dona non piace niente: riconosco i sintomi, vuole tornare a casa. La sera ceniamo al porto in maniera non eccelsa, con tanto pesce, vento e sangria.

24 agosto andiamo verso casa, finiamo i soldi facendo colazione e ci buttiamo nel caldo dell’autostrada. In Francia pranziamo in due al prezzo di uno in un posto per camionisti verso Salon; facciamo la stessa strada dell’andata, solo con uno spirito leggermente diverso. L’impatto con l’Italia, come al solito, non è dei migliori, inoltre gli ultimi chilometri sembrano non finire mai, comunque, da Barcelona, in 11 ore e mezzo, compreso il tempo del pranzo, siamo a Casa.

Abbiamo rinunciato all’algarve perche’ ci ero gia stato nel 1984 e per il carattere troppo discotecoso che ha assunto.

Costo del tutto per due persone lire 5.000.000., comprese lire 600.000. di riparazione moto, non avevamo fornello e non amiamo i panini, quindi abbiamo sempre pranzato fuori, abbiamo evitato gli Hilton ma, a parte un paio di errori le sistemazioni erano sempre dignitose. In pratica in Spagna si sta davvero bene e la vita costa meno che da noi, in Portogallo si spende forse meno ma, secondo me, si sta anche un pochino meno bene.

Abbiamo visitato moltissime chiese e cattedrali varie, almeno una per ogni paesotto attrversato, che spesso risultano sovradimensionate, segno che questi posti non sono cresciuti troppo da quando queste cittadine erano vere e proprie potenze marinare. Purtroppo, non avendo neanche una foto, non riesco a ricordare quelle piu’ meritorie di una visita.