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Repubbliche Baltiche Estate 2001 |
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U
di Silvio R 1100 RT Milano
Partenza da Milano, partecipanti Silvio e Donatella, moto BMW R 1100 RT con borse laterali, bauletto posteriore originale e borsa serbatoio non originale ma più capiente (visto che abbiamo la tenda).
Gomme nuove, doppia serie di bombolette per forature, tanica pieghevole, fili, morsetti, olio, lampada frontale, fascette elettricista, fusibili, american tape, cimette varie e le solite cose indispensabili come l’asciugacapelli ecc.
Giovedì 2 agosto: partenza con la motoretta, colazione con pastasciutta al microonde dopo avere scoperto che hanno tentato di rubarmi la macchina, rovinando irrimediabilmente la porta ed il blocchetto accensione; cominciamo bene. Fa un caldo terribile, troviamo la solita coda a mestre ma la evitiamo sulla corsia di destra e, piuttosto in fretta siamo in frontiera a Gorizia, pieno con benza a £. 1700 e paninazzo ristoratore. Passiamo Lubiana e ci fermiamo a Trojane a bere qualcosa guardando il panorama; passiamo anche Maribor, senza vedere le famose montagne su cui si dovrebbe sciare e ci fermiamo a Benedict, dove c’è una chiesa irraggiungibile uguale al disegno sulla cartina del turismo sloveno. Alberghetto quasi austriaco, tutto in legno, moto in garage/lavanderia e cena in albergo con ottimo ed abbondante vino locale.
Venerdì 3 agosto: vediamo la chiesa piccola e manchiamo la grande, proseguiamo per Murska Sobota e la frontiera di Hodos, poi raggiungiamo la mia leggendaria stradina 86, Kormend, Szombately, Csorna, e Mosonmagyarovar con curvoni velocissimi e saliscendi che facciamo con piacere fino alla frontiera di Rajka.
Mangiamo in uno spartanissimo bufet lungo la strada, cotoletta e fiumi di minerale; alcuni istriani che tornano ci regalano il bollino prepagato per "tutte" le autostrade slovacche; per sfizio aggiungiamo olio alla bimba. Raggiungiamo Bratislava senza pagare l’autostrada e dormiamo vicino al turist hotel, al più moderno hotel Echo, 100 mila con parcheggio custodito da guardiano con roulotte. Visitiamo a piedi la città, che è carina, troviamo degli italiani saccenti, facciamo bancomat, aperitivo e ceniamo nella via principale; rientriamo a notte fonda, la Slovacchia e la sua fauna femminile mi piacciono sempre.
Sabato 4 agosto: andiamo a visitare Trnava, cittadina a due stelle, con piazza in ristrutturazione e molte viette storiche, carine ma davvero decadenti; il caldo torrido non ci fa apprezzare completamente il posto. Proseguiamo per Trencin, Zilina e la frontiera di Cadca, è pieno di conifere ed offrono porcini lungo tutta la strada. Attorno a Trinec prendiamo una multa senza capire bene il perchè, dopo contrattazione ci costa 3000 forint ungheresi (avanzati da un viaggio precedente) senza ricevuta, credo che avrebbero accettato anche le rupie. Frontiera di Cieszyn e siamo in Polonia, l’impatto con la zona montuosa è sempre notevole, ovunque solchi dovuti al peso dei TIR , saliscendi ciechi, traffico da pazzi, carri con animali e medie bassissime. Passiamo l’agglomerato urbano di Katowice ed arriviamo a Czestokowa, montiamo la tenda appena prima che si metta a piovere in maniera esagerata; sposto la moto sul cemento ed utilizzo la cucina comune per cambiarmi, stendere le cose bagnate ecc. Stranamente il santuario è aperto fino a tardi, quindi facciamo a tempo a vedere la Madonna nera col suo famoso vestitino; i pellegrini sono migliaia, coi fazzoletti al collo con la data per commemorare il viaggio, il centro di accoglienza con self service, sembra una macchina per fare soldi, tutto appartiene alla Chiesa. Andiamo a mangiare nell’unico ristorante "privato", dove un italiano che lavora qui da anni ci racconta usi, costumi ed abitudini polacche. Probabilmente senza saperlo bevo birra analcoolica (niente alcool nella zona del santuario) Dopo la pioggia c’è la nebbia e fa decisamente freddo, si vede l’alito.
Domenica 5 agosto: Caffelatte in tenda per Donatella, poi super colazione per me, con pierogi (i nostri ravioli) di carne con sugo di burro e cipolle rosolate, smontiamo tutte le cose bagnate e rivoluzioniamo la disposizione bauletto (l’esperienza non basta mai) sui tavoli di cemento della cucina. Partiamo con i pantaloni da pioggia e scopriamo quanto siano scivolose le righe bianche stradali quando sono bagnate, sembra di essere sull’olio; strada bloccata e, seguendo un indigeno, passiamo in una ditta per superare l’acqua che allaga la strada. Quando arriviamo a Torun, ha smesso di piovere e fa caldo; anche se ha straripato la Vistola ed in campeggio non c’è acqua, siamo stanchi e prendiamo un bungalow in legno da 4 posti al prezzo di due. Attraversiamo il ponte di ferro a piedi, la cittadina medioevale è molto carina, tutta in mattoni rossi e nella via principale, come ovunque, la gente fa le vasche; è la città di Niccolo Copernico, con l’antichissima università ed il famoso osservatorio astronomico. Ceniamo in una pizzeria di un italiano e poi ci attardiamo il più possibile prima di tornare in campeggio, dove ci si arrangia , in attesa che torni l’acqua nei servizi.
Lunedì 6 agosto: Incredibilmente i bagni funzionano, ripartiamo verso Nord e, sul pavè con un fottuto vento laterale che non piace alla borsa serbatoio, arriviamo fino al castello di Malbork, ma siamo scoordinati con gli orari, decidiamo di andare a Danzica e di tornare il giorno dopo con calma. Voglio fare una follia: all’Holiday Inn ci chiedono 180 euro (che ancora non esistono) per dormire ma, visto che non c’è il parcheggio per la moto, riesco elegantemente a rifiutare; mi dirigo verso Sopot e Gdynia, la zona balneare a nord della città, anche perchè fuori dal centro non ci sono Hotel e non ci si orienta affatto, quartieri di palazzoni stile sovietico, senza negozi o altro. Nel quartiere di olivia troviamo le indicazioni di un hotel introvabile, dopo vari tentativi scopriamo che si tratta delle stanze realizzate nel palazzo del giaccio; per 75 carte col breakfast ci piazziamo in una bella camera con vetrata da dove osserviamo i ragazzi giocare ad hokej, fantastico. Serata in città dove passeggiamo a lungo, fra vecchi palazzi, ponti e bancarelle, birretta in un locale russo e, dopo avere controllato la moto, ceniamo in una griglieria all’aperto a fianco ad una scatenata festa popolare danzante. La vecchia Danzica é splendida. Tornando in albergo( come ho fatto? ) troviamo anche un buio parcheggio custodito, scarto così l’idea di lasciarla davanti a Mac Donald’s.
Martedì 7 agosto: Visitiamo il castello dei cavalieri teutonici ed il relativo museo dell’ambra, poi sempre sotto la pioggia, ci spostiamo verso Est e ci fermiamo a Mragowo, scialba località della Mazuria su di un lago supertranquillo. Dormiamo in un albergo postcomunista senza bagno privato ma con tasse sul riscaldamento e, dopo avere girato tutto il paese con l’ombrello al seguito, ( dopo le Asturie noi lo portiamo ) mangiamo una pizza orrenda nell’unico posto aperto dove facciamo una "costruttiva" discussione sulla porta aperta o chiusa.
Mercoledì 8 agosto: Facciamo colazione lungo la strada in un alberghetto nuovo e carino con una bella vista a lago, non si capisce perchè i clienti dell’albergo mangino cose diverse da noi, del resto i polacchi li si capisce sempre poco. Attraversiamo la zona dei grandi laghi mazuri fino ad Augustow e Suwalky, raggiungiamo la frontiera di Budisko dove c’è una fila interminabile di camion, molti dei quali con le nostre auto "rottamate" principalmente di marche tedesche: siamo in Lituania. Raggiungiamo Marijanpole e trovo una banca che non mi cambia i soldi, risolvo con una carta di credito, proseguo per Sakai, Jurbarkas Silutè e Klaipeda dove, dopo la pioggia, dormiamo in bell’albergo dietro un mercato semicoperto, con copriletto e tende allucinanti. Lavo le borse sotto la doccia e faccio il bucato approfittando di un calorifero ad aria calda. Usciamo a cena e, visto che, tanto per cambiare piove, mangiamo al coperto dell’ottimo borsh color fucsia e, credo, il solito maiale; parcheggio sul vialetto di entrata dell’hotel, praticamente contro le piante di rose.
Giovedì 9 agosto: Colazione in una saletta decadente con l’immancabile pista da ballo, con sgabelli ed inserti di carta adesiva lucida, stile psichedelici anni 60. Andiamo a prendere il traghetto per la penisola di Neringa; mai visto un natante girare in quel modo, deve avere eliche direzionali a prua ed a poppa. Percorriamo tutto il parco naturale e troviamo branchi di cinghiali in mezzo alla strada, a Nida ci sono zanzare grosse come elicotteri e pesce secco ovunque; ci dicono che la nostra moto è unbelivebole, gli dico che ha 4 anni, e non ci vogliono credere. La gente fa il windsurf, l’aqua è calda, le cabine per cambiarsi sono libere fatte in lamiera verniciata, con una intelligente pianta a spirale. Torniamo indietro al traghetto senza farci castigare dagli autovelox, in pratica facciamo 120 Km. senza progredire nel nostro viaggio. Terra ferma, beviamo una birretta nella bella piazza e proseguiamo per Palanga, dove la gente per strada con i cartelli affitta le proprie case per le vacanze, o quantomeno ci prova; i più organizzati li applicano all’interno del baule sollevato della propria auto perchè è tollerato ma non proprio legale. La "mondanità" di Palanga non ci interessa e proseguiamo per il confine lettone. Dopo Liepaja prendiamo la veloce statale per Riga e, a Skrunda, puntiamo a Nord su una strada gialla panoramica fino a Kuldiga. Troviamo un piccolo alberghetto molto carino con rimessa per la moto, trasciniamo le borse sulle strette scale di legno e ci docciamo. Giro a piedi del paese, bel tramonto ma negozi gia chiusi, dopo qualche tentativo troviamo il fiume e le famose "cascate più larghe d’europa", peccato siano alte solo un metro; per chi ha visto quelle di Iguazù l’emozione è facilmente controllabile..... La temperatura inclemente e la amichevole atmosfera del ristorante ci fanno propendere per una cena in albergo; fra tende coloratissime, mattoni a vista, finti pilastri color petrolio ed ottima musica, consumiamo un ottimo pasto, la Lonely Planet aveva ragione.
Venerdì 10 agosto: Sempre con la panoramica andiamo a Ventspills, città di vocazione portuale industriale, fortunatamente facciamo il pieno prima di avventurarci nel periplo della solitaria penisola di Kurzeme, dove molti dei villaggi non hanno neanche la corrente elettrica e dove si trova l’ultima presenza dei LIV, una cultura ed una lingua che scomparirà con la next generation. Sbaglio strada, anche perchè non ci sono mai i cartelli, e ci troviamo ad Ugale, chiedendo la strada in non so quale lingua seguiamo le indicazioni e, via Gibzedes, arriviamo a Dundaga, la cittadina del vero ispiratore del film crocodile dundee. Da qui comincia uno sterrato allucinante, trattato col cantatore, (quello con la lama inclinata posta fra gli assi) che crea vibrazioni distruttive ed impedisce di superare i 30 Km. / h., con un terriccio durissimo ed abrasivo che si attacca ovunque; raggiungiamo Marzibe e ci rifocilliamo con una bevanda nell’unico shop del "paese", c’è l’indicazione di un bar, ma solo quella. Riprendiamo lo sterrato spaccachiappe e visitiamo Cape Kolka, un capo stranamente basso e di sabbia, come fa a resistere? Siamo in un parco nazionale superprotetto ma ci sono ancora le installazioni militari ex sovietiche in funzione; ci omaggiano gentilmente il costo del parcheggio. A Kolka, solo qui la legge protezionistica lo consente, c’è un ristorante albergo ( viesnica ) dove mangiamo insalata ed un incredibile piattone di salmone affumicato e non. Ripartiamo e dopo qualche chilometro la strada ritrova l’asfalto, ed è addirittura considerata panoramica, peccato che la pioggerella insistente non la faccia apprezzare. Superiamo Jurmala che in realtà è una stradona che porta ad una serie di paesini di mare e di villeggiatura, anche se appaiono parecchio diversi da come siamo abituati, in pratica sono tutti di legno e le uniche strutture riconoscibili sono quelle ex sovietiche, anche qui non ci sono i cartelli indicatori, in compenso in Lettonia hanno l’ottima abitudine di scrivere i nomi delle vie, spesso lunghissime, sui numeri civici in ceramica blue. Questa caratteristica sarà di grande aiuto a Riga nella lunghissima ricerca dell’albergo perchè, malgrado la guida e l’accettazione di costi elevati, la camera non si trova, forse perchè è agosto, è venerdì sera, c’è il traffico degli uffici, piove, ed i finnici prenotano abitualmente i week end in questa città festosa e per loro economica, dove gli alberghi sono nascosti nei posti più impensabili , ai piani alti e senza insegne. Finiamo all’hotel Caravella, una schifezza di grattacielo di cemento in periferia, con un parcheggio che non mi lascia tranquillo e con tre tipologie di stranze, ovviamente scegliamo quella da poveri e devo dire che ricorda i brutti hotel di Mosca, stesso tipo di decadenza ex sovietica. Siamo stanchi e piove, decidiamo di mangiare in albergo e di rimandare la visita in città alla mattina dopo; una saletta minuscola, semivuota ed appena rifatta esibisce un menù con decine di piatti diversi che, incredibilmente riesce a sfornare, non si capisce da dove.
Sabato 11 agosto: Colazione in albergo e, dopo una foto al ponte sospeso, entriamo nel pedonalissimo centro storico, parcheggiando la moto sul marciapiede a fianco della cattedrale; la città è deserta: sembra riprendersi da una colossale sbornia collettiva e, fino alle dieci tutto tace.
Si vedono parecchi disperati belli sporchi ed ubriachi, la guida dice che ci sono molti russi emarginati che vivono in quartieri terribili, la città invece è gradevole, con viette strette e localini di recente realizzazione, su stampo occidentale, chiese in mattoni ed i tre campanili che caratterizzano Riga; fotografarli dal centro del ponte è quasi obbligatorio. Compriamo delle cartoline che sono meglio delle mie foto, un cappello ed una collana di ambra per Dona, una maglietta per Silvio e due collane di ambra per le mamme, il tutto nel raggio di 50 metri, nella stessa serie di bancarelle, forse perchè non eravamo mai scesi veramente dalla moto e dovevamo sfogarci. Bancomat davanti alle facciate cieche dei palazzi dipinte con finte finestre e caffè in torrefazione di stampo austriaco, prima di dirigerci a Nord verso Parnu, nota località termale, famosa per l’aria eccellente ed i fanghi; la raggiungiamo dopo la pioggia. La via principale è gremita di gente in tenuta balneare, tanto che faccio anche la coda al bancomat; credendo alla guida troviamo un albergo che, per la verità, è più un ospedale, poi scopriremo che in realtà l’albergo segnalato era nello stesso palazzo, ma con una reception al 5° piano. Dona sonnecchia e, complice anche l’ora legale guadagnata in frontiera, mi faccio una lunga passeggiata al circolo velico, porto e giardini, godendomi un momento di sole, vento ed aria buona, per non fumatori (ho smesso prima di partire). Dopo una fetta di torta sotto gli alberi, andiamo in centro a piedi, scoprendo che ormai è praticamente tutto chiuso e solitario, restano aperti i numerosissimi negozi di liquori, i casinò ed i ristoranti; giriamo bene tutto il centro storico e faticosamente, in un vicoletto troviamo Munga, uno splendido ristorantino arredato in maniera ricercata, con una stufa in maiolica che, visto il clima ci aspettavamo quasi che fosse accesa. Mangiamo splendidamente: aringhe russian shot ed altri piatti, questi davvero raffinati, in un ambiente caratteristico. Passeggiata dopo cena e birra nel locale più vivo della cittadina, dove una discussione sul fatto che sia lecito divertirsi o meno ci porta più in là del dovuto; Dona incazzata ci guida in albergo e, dopo avere girovagato a caso per 50 minuti, ci sbatte contro. Io porto la moto davanti alla vetrata della reception e, con la scusa di portare una birra al guardiano, ne bevo una anch’io in un locale all’aperto frecquentato da parecchi giovani che non hanno alcuna remora a divertirsi.
Domenica 12 agosto: Colazione all’attico, bel panorama sul golfo, sulla foce del fiume e sul decantato breaking point, carichiamo la moto e, con tempo incerto, partiamo per Tallin, dove arriviamo comunque con le cerate, tanto per cambiare. La domenica facilita gli spostamenti, entriamo nella zona pedonalissima del centro dove vediamo una bmw come la nostra con targa gialla, l’alberghetto in centro è completo e, dopo alcune richieste troppo esose, puntiamo sulla periferia e, incredibilmente, troviamo il Valge Villa, una casa privata che affitta belle camere, tutte in legno, con prima colazione. Incomprensione sulla scelta della camera, discussione, sonnellino di Dona e, finalmente andiamo a vedere la città; giriamo a piedi, cominciando da una chiesa con guardaroba obbligatorio, gallerie d’arte, chiesa ortodossa decoratissima, fetta di torta all’aperto con passerotti che vengono a mangiari sulla mano, fortificazioni e bellissime viette. Caratteristico spuntino che si paga a peso in uno strano posto che fa economicissimo cibo tipico da asporto, deludente giro al porto dove Dona trova un bagno in extremis nel mercato coperto che stava chiudendo; funzionava con monetina, i locali non fanno chiudere la porta e, parecchie persone vi si avvicendano. Confrontiamo i prezzi dell’ambra, ( circa 8 volte più cari di Riga) andiamo a controllare la moto e decidiamo che fa troppo freddo per mangiare all’aperto alla vecchia Ansa, il ristorante più caratteristico e, apparentemente più caro del centro di Tallin. Optiamo per un locale sotterraneo dove ceniamo praticamente in una grotta semibuia dove comunque vige l’happy hour; in questo caso il borsh è caldo e completamente diverso da quello lituano. Anche di notte ritroviamo la nostra camera, impresa questa quasi epica, visto che qui i nomi delle vie li mettono solo all’inizio, anche se sono lunghe 4 chilometri con 50 traverse. Nella sala della colazione c’è un computer, ne approfitto per dare un occhio alla posta elettronica, per stampare altri percorsi in Polonia e per mandare qualche mail agli amici; internet avvicina davvero il mondo.
Lunedì 13 agosto: Colazione abbondante al tavolone comune con una coppia davvero moscia ed una famiglia di improbabili musicisti inglesi, in compenso ci sono le aringhe affumicate, l’insalata russa ed altre cose assolutamente inedite. Dobbiamo vestirci da pioggia appena usciti di casa, quindi evitiamo il parco nazionale e ci rechiamo a Tartu, la più Estone delle città estoni. Purtroppo fa freddo e piove tutto il viaggio; in piazza, per la prima volta, un poliziotto ci impedisce di violare una zona pedonale, parcheggiamo e ci precipitiamo nel primo e forse unico locale della piazza. Prendiamo solo thè e caffè ma ci spogliamo e ci scaldiamo un pò, facendo una posta attentissima all’unico bagno disponibile in un raggio di svariati kilometri. Smette di piovere e decido di uscire a fare qualche foto all’università ed alle viette della cittadina che, peraltro è tutta in ristrutturazione. Quando ripartiamo piove di nuovo, decidiamo di portarci a sud e, dopo un pieno a 1300 lire al litro, facciamo frontiera e cambiamo i soldi a Valga; sempre sotto la pioggia, proseguiamo in direzione di Riga pensando di dormire nel parco. A Valmiera, sempre sotto la pioggia, vediamo un alberghetto nuovissimo e Dona, giustamente chiede di fermarsi; ci danno una stanza enorme, tutta verde acqua dove cerchiamo di scaldarci e di aciugare i guanti, le giacche ecc. Lavo le borse sotto la doccia, cercando di rimuovere la sabbia e la terra che ci stiamo portando dietro da troppo tempo; adesso si sente che le pastiglie posteriori sono finite ( cambiate prima di partire, ed il posteriore lo uso per non shakerare la passeggera ), avrò toccato la leva con lo stivale? o sarà stata colpa della sabbia abrasiva? La troverò ancora in dicembre sotto la batteria e nella scatola del filtro aria. Non so come, convinco Dona a fare due passi ma, a 50 metri dall’albergo dobbiamo aprire l’ombrello; a questo punto rinunciamo e ceniamo in albergo. In fondo è una buona scelta: bella saletta, cibo buono, malgrado ci fossero le luci quasi spente, con la tivù e la radio accese contemporaneamente; assaggio il mitico black balsam di Riga che dovrebbe stendere un cavallo..... o era un pony?
Martedì 14 agosto: Scendo presto per lavare il disco, le pastiglie e le parti in movimento, ovviamente non serve a niente ed il rumore e, sopratutto l’attrito persistono; sono preoccupato ma sdrammatizzo con Dona e, ovviamente, decido di non usare più il freno dietro, resisto anche all’idea di oliare il disco. Insisto per fare il giro della cittadina che, in effetti offre davvero poco, è solo l’ingresso al parco naturale, che attraversiamo senza vedere bellezze particolari. Decidiamo di complicarci la vita e di non puntare direttamente su Vilnius, andiamo verso Riga e riusciamo magicamente ad utilizzare quel semicerchio esterno di stradine che funge praticamente da tangenziale a circa 20 chilometri dalla città lettone. Saltiamo la coda di auto e camion che, come noi, devono dare la precedenza per attraversare o immettersi a 90 gradi da fermi sulla strada più veloce del Paese. L’idea è di puntare su Siauliai e sulla collina delle croci; passiamo la frontiera ad Eleja e, a Joniskis tentiamo invano di fermarci in un bar per un caffè caldo, ma, purtroppo, malgrado le apparenze, non c’è, troviamo solo un negozio ed un corso sui computer; la cosa positiva è che l’ora adesso è quella di casa.
Non possiamo proseguire perchè stanno facendo lavori importanti sulla ferrovia, quindi la strada che la attraversa è irrimediabilmente bloccata; il guaio è che la cartina non ci indica altre strade in quella direzione, dei ragazzi ci fanno capire che il modo esiste, ma è un casino e non sanno spiegarcelo. Ci indirizzano addirittura a Zagarè, l’altro posto di frontiera, significherebbe allungare la strada di almeno 70 chilometri e, visto che il tempo minaccia pioggia e che il giro alle croci non era una scelta convinta, sono abbastanza seccato. Ovviamente non ci sono cartelli, quindi seguo l’istinto e mi infilo in uno sterrato che conduce a delle case private, poi a delle cascine, attraversa i campi e, dopo un pò ci collega ad una stradina asfaltata che ci riporta sulla statale subito oltre l’interruzione: non ci posso credere!!! Se continua a piovere provo anche a camminare sulle acque!!! La pioggerella ci accompagna verso le croci, si tratta di una collinetta poco probabile, in una campagna qualsiasi, dove ci sono questuanti e venditori di croci di vario pregio per chi vuole posare la propria, con o senza cerimonia e foto di rito; ci sono croci in rappresentanza di Oswiecim e di altri luoghi di sofferenza. Naturalmente quando arriviamo piove sul serio, quindi non togliamo i caschi e forse usiamo anche l’ombrello; le croci reggono altre croci, grandi, piccole, di legno, di plastica, ci sono mucchi di croci per terra, non si capisce se ci sia realmente qualche cosa di sacro oppure no. Invece di portarci verso l’autostrada prendiamo la gialla fino a Panevezys e, da lì scendiamo a Sud seguendo la vecchia via baltica; prima di Vilnius, per ripararci dal diluvio universale, ci fermiamo in un bar di legno a bere caffè e mangiare fette di torta. Arrivando in città sotto la pioggerella, Dona vede un albergo nuovissimo ed io vedo il prezzo della camera che viene pubblicizzato come offerta di lancio; in effetti la qualità dell’albergo è decisamente molto superiore alle 116 mila che ci cuccano con il breakfast, sopratutto in una città come Vilnius. In ogni caso finora è l’albergo più lussuoso che ci siamo permessi, con le telecamere sul parcheggio, Internet, la chiave magnetica il lucidascarpe all’ingresso e, sopratutto le tre luci lineari al neon, una bianca, una rossa ed una verde che campeggiano sopra il letto e di cui ignoriamo l’utilità; ci chiedono anche di tenerle accese perchè stanno realizzando la foto pubblicitaria dalla strada di accesso. Qui la polizia è costantemente in caccia di polli che superano il limite di velocità sulle strade a percorrenza veloce che attraversano la città con varie destinazioni. Decidiamo di fermarci due notti per vedere la città e riposarci un attimo; in fondo sarebbe la prima volta che dormiamo due notti nello stesso posto. Alla sera trascuriamo il centro ed andiamo a cena in periferia, nel locale tutto lituano creato da una ex spia, così perlomeno dice la Lonely Planet. La scelta si rivela azzaccatissima, il posto è davvero caratteristico, hanno ricreato l’atmosfera di un vecchio villaggio, con tetti in legno e paglia, viuzze medioevali e finte finestre; deve essere un posto noto e considerato figo anche dai locali. Ci posizioniamo naturalmente in zona non fumatori, mangiamo straordinari piatti locali; qui tutto deve essere autoctono, quindi niente caffè brasiliano, proviamo il caffè fatto dalle carote ( una schifezza) e quello fatto dalle bacche di rovere (ottimo). Dona non approva e andiamo a bere un caffè vero in una adiacente pizzeria molto frecquentata che doveva fare anche parte di una catena; giretto in moto nell’arietta frizzante (che bello senza borse) e poi a nanna.
Mercoledì 15 agosto: Ferragosto e siamo fermi a Vilnius, parcheggiamo in piazza, visitiamo la cattedrale dove la gente fa benedire i fiori di campo che vengono venduti ovunque, credo che sia la festa di mezza estate. Saliamo la collina cittadina da cui si gode un ottimo panorama della città; quando non piove fa anche caldo ed i caschi danno fastidio, trovo il modo di legarli alla moto e proseguiamo l’esplorazione delle vie cittadine. Davanti al Radisson Palace Hotel troviamo il viaggio ufficiale della BMW ITALIA ( una ventina di moto con furgoni appoggio ) e mendichiamo inutilmente le pastiglie di ricambio per il freno posteriore; uno spiritosissimo personaggio dell’organizzazione mi offre gentilmente delle pastiglie per il mal di testa..... ( questo episodio meriterebbe un report dedicato ) La cosa mi rovina l’umore e la giornata, decidiamo di andare a vedere Trakai, località fuori porta, meta delle gite domenicali sul pacifico lago che ospita un castello troppo ben conservato per apparire reale; rinunciamo a visitarne l’interno e ci fermiamo a bere una birra sotto gli ombrelloni chiacchierando con un improbabile professore americano / napoletano in procinto di partire, come noi, per Mragowo e la regione dei laghi Mazuri. Torniamo in hotel, rinunciamo al centro commerciale, compriamo i fazzolettini russi in farmacia ed andiamo a mangiare in centro, dove un ragazzino che parlicchia italiano ci scambia per membri del gruppo del Radisson Hotel e ci tratta di conseguenza, quindi ci controlla la moto scopo mancia. Scelgo male il ristorante e lo trovo subito antipatico, siamo vicino al bagno, il posto è caro e rimpiango il ristorante da Rita della sera prima. Torniamo in albergo e ci prepariamo al ritorno vero e proprio, nel senso che ora le strade dirigono tutte verso casa. ( in realtà avrei intenzione di andare a trovare degli amici che sono al mare in Croazia )
Giovedì 16 agosto: avremmo evitato la colazione, visto che non era all’altezza dell’hotel, ma, visto che omai la avevamo pagata, la facciamo e ci mettiamo in cerca della concessionaria BMW, visto che oggi i negozi sono aperti. Mi incasino con le strade e, per rimediare, facciamo una bella discesa ripida su di un prato dove, dovendo frenare, mi scappa l’anteriore e quasi tutta la moto che, per pura fortuna, riprendo subito ( sconsiglio l’uso assiduo della RT carica sull’erba bagnata ). Con il libretto identifichiamo l’articolo che ci serve e sembra che possano procurarci le pastiglie in una settimana; ovviamente rinunciamo. Rifacendo la strada per Trakai, ci dirigiamo con le sradine gialle ad Alytus, Lazdijai ed alla frontiera di Ogrodinki, finiamo i soldi facendo benzina da un conteiner che può erogare solo multipli di litri prepagati sembra di essere negli anni trenta, chissà che meraviglia di benza. Qui la frontiera sarà assolutamente interminabile, questa volta attraversiamo la famosa e protettissima foresta, che non ci sembra così diversa da molte altre, forse solo più vicina alla strada; nel frattempo ha ricominciato a fare molto caldo e cerco invano di convincere Dona che, presto, usufruirà di ottima ombra. Ritroviamo i solchi ed il traffico imbecille delle strade polacche, a Lomza dirigo per Ostroleka sperando di trovare strade più libere ma cambia poco; come previsto reggiungiamo Pultusk, che può vantare una immensa piazza medioevale lasticata con una chiesa ed un lussuoso complesso alberghiero in un castello, troppo caro per le nostre tasche e le nostre logiche; seguiamo un cartello che ci porta ad un mini alberghetto nuovo in periferia dove ci danno una stanza con bagno in condivisione con noi stessi. Ci fanno pagare il parcheggio della moto nell’area cintata, salvo Dona dalla infernale porta del bagno ed andiamo a mangiare: la scelta è tra il centro e la "statale" che però mi sembra davvero troppo lontana ( Dona, che dice di non avere fumato niente, pensava ai localini adiacenti l’università "statale" di milano.... ). Scegliamo una specie di pub irlandese con le freccette, il biliardo e tanti baldi giovani, dove mangiamo del pesce a peso senza grande soddisfazione: bisognerebbe imparare quattro parole in polacco, o portarsi delle guide, solo che attraversando tanti paesi, le guide finiscono per ingombrare troppo per una moto sola.....
Venerdì 17 agosto: La data è tutta un programma, arriviamo a Varsavia dove un poliziotto super gentile e poco indaffarato ci guida attraverso tutta la città fino alla via che ospita la avveniristica concessionaria BMW, dove, dopo avere parlato con 4 persone diverse, trovo il modo di acquistare le pastiglie (chi sa montarle oggi non c’è). Troviamo dell’ombra, una lattina di coca e la buona volontà, così che in circa 40 minuti la moto ha nuovamente il freno posteriore, malgrado il logorroico martellamento di due ragazzi ricchi che volevano testare con me il loro inglese mentre smadonnavo per estrarre il perno delle pinze. A questo punto percorriamo la passeggiata reale, qualche via pedonale e, davanti al centro storico ricostruito, parcheggiamo ed entriamo a piedi, guadagnamo subito gli ombrelloni di un ristorante di aringhe e facciamo pipì in posti diversi, visto che nella piazzetta ci sono 4 locali e non si capisce quale sia il nostro ristorante. La piazza principale è a due passi, carina e molto affollata, compriamo una maglietta spettacolare ma niente ambra sulle bancarelle; il centro è relativamente piccolo, vediamo le vecchie mura e, dopo qualche foto ed una coca da Pizza hut, decidiamo di vedere l’altissimo palazzo della cultura voluto da Stalin e di ripartire. Fa caldo e piove, forse, per due minuti che passiamo sulla statale sotto una pianta e, senza bagnarci, arriviamo fino a Piotrkow Tribunalski, dove entriamo dal retro dell’omonimo hotel e dove decido di non pagargli il parcheggio; il tempo di salire assieme a degli italiani, e comincia a diluviare: dalle grondaie scende una schiuma bianca decisamente strana. ( in polonia, una volta accettata la camera, si inventano sempre un costo aggiuntivo per il parcheggio, decidendo di andarsene, in genere smettono di fare i furbi ) Attendiamo che si calmi e, con l’ombrello usciamo in esplorazione, raggiungiamo una piazzetta a metà frà il carino ed il decadente, tentiamo di mangiare fuori ma le zanzare assassine ( abbiamo appena visto un servizio in TV ) ci costringono a rifugiarci dentro, dove le cameriere litigano per non servirci, visto che decidono di chiudere alle 10 in punto, se non prima.
Beviamo una birra nella plastica in un chioschetto nei giardini, dove la gente sembrava dormire in macchina; in albergo nuovamente non ci danno niente da bere anche se sono tutti lì a chiaccherare; addirittura arriva la guardia a salvarli, da noi, sarà tutto per il rodeo del parcheggio? Comunque passa anche venerdì 17, e con le pastiglie nuove !!!!!!!
Sabato 18 agosto: La colazione è valida, con dei menù a scelta che, se li indovini, oltre alle uova ecc. offrono anche la marmellata; naturalmente qui il secondo caffè bisogna pagarlo. Visitiamo Vielun, ma al momento non lo ricordo. Arriviamo a Wroclav, rinunciamo ad un hotel con matrimonio e visitiamo una chiesa a doppio campanile (incredibili gli slanci che si permettevano coi mattoni pieni) in periferia e ci portiamo in centro dove, dopo avere visitato la cattedrale, percorriamo una isola pedonalissima e parcheggiamo vicino ad un’altra chiesa; fa caldissimo, fotografiamo l’acqua, ma la città è deludente, in compenso troviamo un mercato coperto alla Pier Luigi Nervi con degli ottimi pistacchi. Sgranocchiando facciamo una passeggiata e torniamo alla moto dove troviamo della gente intenta a farsi le foto con la moto come se fosse davanti ad un monumento: è davvero così vicina l’europa unita ? Proseguiamo per il confine ceco e ci fermiamo a Clodzko, cittadina posta su un bel fiume e sulla strada più diretta per Brno. Attualmente la città sembra appartenere a colonie di zingari stanziali che vivono in quartieri piuttosto pittoreschi; troviamo una camera in un vecchio albergo con camere enormi e coloratissime, con uno strano controsoffitto a quadrotti in lamiera di acciaio spazzolato. Dopo il piacevole giro del paese, ceniamo sulla terrazza di un ristorante con un nome italiano e poi beviamo una birra in centro, dove alcuni zingari più che alticci non mancano di farsi notare con atteggiamenti quasi mafiosi.
Domenica 19 agosto: indiviniamo ancora i due menù diversi per l’ottima colazione e (che strano) scopriamo che dobbiamo pagare il parcheggio notturno perchè era custodito. Arriviamo in frontiera a Nachod e visitiamo Hradec Kralovè con quella bella piazza molto ampia con grande parcheggio, case con portici ed una grande chiesa centrale, beviamo placidamente una birra sotto gli ombrelloni gialli. Paradubice possiede varie chiese, tutte semichiuse, e piste ciclabili che mandano ovunque; pranziamo sulla piazza ma ci mandano al primo piano, togliendoci gran parte del piacere di farlo, anche se qui ci sono vere tovaglie . Crudim la visitiamo senza scendere dalla moto e, francamente, non la ricordo.
Finalmente la strada presenta qualche curva e ci incolliamo ad una hornet 600 locale che, fino a VelKa Bites, cercherà invano di seminarci; dopo parecchi chilometri ci accostiamo ad un semaforo e, cameratescamente ci salutiamo. Cerchiamo di non prendere l’autostrada e di raggiungere la zona delle grotte, comincia la fiera delle strade interrotte e delle deviazioni, ci fanno girare come trottole per stradine di campagna, pittoresche ma assolutamente non segnalate. Passiamo da Tisnov, Lipuvka, Blansko e Jedovnice, dove ci sono un paio di alberghi sul lago; per ragioni che ancora mi sfuggono ci mettiamo invece in campeggio sul lago e ci pentiamo istantaneamente, infatti, ormai ci sentiamo a casa ed estrarre la tenda per una notte non è una grande idea, inoltre il terreno è talmente bucherellato che non riesco nemmeno a scendere dalla moto e devo parcheggiare alla reception. In compenso nelle docce quasi non c’è acqua e c’è un solo specchietto da 30 x 40 per tutto l’universo maschile, Dona dice che da loro è lo stesso.
L’unica cosa positiva è che costa davvero poco e ci sono due baretti affiancati con ottima birra di vari tipi.
Usciamo in moto e troviamo un posto bellissimo, ma pieno zeppo, dove non sembra ci vogliano dare da mangiare perchè è troppo tardi; dopo parecchie insistenze ci trovano un tavolo in condivisione e mi faccio un piatto pazzesco, con tre tipi di carne diversa, imbottita e farcita con verdure varie. Non contento aiuto anche Dona con la sua carne, mentre assistiamo all’ animato menage di una strana coppia scoppiata e ricomposta con vari figli; certe cose sono uguali in tutto il mondo. Giretto notturno e torniamo in campeggio e beviamo anche una birra per tirare tardi ed avere la moneta per il cappuccino automatico della mattina.
Lunedì 20 agosto: Il cappuccio della macchinetta si rivela invitante, le docce e l’acqua del lago invece no; smontiamo tutto e, tanto per cambiare, pieghiamo la tenda bagnata ed andiamo a fare una vera colazione al buffet in un hotel sulla strada; momento di panico per la presunta assenza del mio portafoglio con patente, soldini e varie carte di credito. Andiamo alle grotte e vediamo un discutibile strapiombo che più tardi troverà la propria ragion d’essere: si chiama Macocha, che significa matrigna. Sembra una schifezza di posto, la domanda è spontanea: ma-cocia- ci facciamo qui? Assumiamo faticosamente le informazioni del caso e prenotiamo l’ingresso alle grotte delle ore 12, percorriamo con molta calma il sentiero in discesa fino alle grotte e cominciamo a dubitare che avremo voglia di rifarlo in salita. Durante l’attesa del nostro turno facciamo la solita pipì a pagamento, ( con i parcheggi è sostanzialmente l’aspetto più evidente dell’economia di mercato ) beviamo una birra e studiamo la geologia davvero singolare del luogo e la leggenda della Matrigna. Il giro è molto gradevole e la temperatura sopportabile, le spiegazioni in lingua ceca le troviamo davvero scontate, quasi banali; si inizia a piedi e si esce in barca, dei mezzi con motore elettrico che necessitano di una certa maestria per le curve, gli incroci coi colleghi in posti obbligati e per non picchiare sul soffitto. Risaliamo con la funivia che fa un percorso brevissimo ma quasi verticale, prendiamo la moto ed andiamo a Brno, la giriamo in moto e ci accorgiamo che è più gradevole del previsto, ci aspettavamo una città modernissima che invece non è. Usciamo dalla città con una strada trafficatissima, facciamo benzina e ci dirigiamo orientandoci col sole, nella giusta direzione, infatti le stradine gialle che facciamo non appaiono sulla nostra cartina. Ci sorprende un acquazzone con vento fortissimo, tanto che ho paura a proseguire e decidiamo di ripararci in un paesino, la moto sotto un albero e noi sotto una fermata d’autobus. Ripartiamo e ci fermiamo ad Hodonin in un buon albergo ma abbastanza impersonale, del resto piove ancora e siamo reduci dal campeggio senza docce, non è il caso di fare i difficili; devo nuovamente lavare le borse sotto la doccia. La pioggia persiste ed il paese non è particolarmente affascinante, decidiamo di cenare in albergo, in una sala con sfoggio di bottiglie di vino francese e spagnolo ed una cameriera mooolto in carne. Dona decide che i nostri vicini di tavolo sono amanti semiufficiali e non smette di farsi i cazzi loro; vista la cameriera io prendo anche una pantagruelica palacinka sotterrata dalla panna. Pensiamo di fare anche un salto al mare in Croazia, quindi telefoniamo agli amici, ma a Mali Losini stanno litigando e la risposta non ci sembra entusiastica; ci resto abbastanza male perchè non intendevo imporre la nostra presenza, avremmo potuto essere tranquillamente indipendenti, quello che cercavamo dopo venti giorni da soli, era il risvolto sociale.
Martedì 21 agosto: bella colazione dolce / salata e ripartiamo, scoprendo che il confine era praticamente il muro posteriore dell’albergo; arriviamo a Trnava, andiamo in centro e ci accorgiamo di esserci gia stati nel viaggio di andata, quindi anche la deviazione fatta appositamente, non era proprio indispensabile: sto proprio invecchiando, il prossimo viaggio lo faccio con un pullman di quelli che vendono anche le pentole.... Arriviamo a Bratislava, cosa non facile se non si vuole fare l’autostrada, arriviamo al confine di Rajka e un doganiere ungherese ci rompe l’anima per la mancanza della revisione, non ci posso credere. Mi dice che si tratta di norme europee dimenticandosi che l’ungheria al momento non ne fa parte.... Inoltre l’anno prima avevo girato mezza ungheria cou una BMW R 100 RS del novembre 83 e mai revisionata. Cambiamo dei soldi, ripartiamo e, per 10 km. obbligatori di autostrada, mi fanno fare il bollino quindicinale; mi incazzo come un lanzichenecco e decido che quest’anno l’ungheria mi sta sulle balle. Anche perchè, non contento, mi fermo a mangiare dove ci eravamo fermati l’anno prima, ricordando il posto ma non che era una fregatura; ripartendo scopriamo che 200 metri dopo c’era il bufè dove avevamo mangiato splendidamente all’andata: cosa determina la cadenza delle soste? o sarà solo il caso? La strada per fortuna è veloce, varia e divertente, maciniamo piacevolmente un sacco di chilometri: Moson Magyarovar, Csorna, Szombathely, Kormend credo fino alla frontiera di Lendava.
In frontiera troviamo un senese con un Kawa Kle, praticamente nuovo che torna dall’ ucraina dove non si è gustato niente perchè era terrorizzato e girava in taxi; non si è portato neanche i pantaloni impermeabili, vorrebbe arrivare fino a Lubiana, sono le 18,30 a me sembra piuttosto tardi, gli consiglio di fermarsi con noi a Bendict. Dovremmo fare strada insieme ma, pur andando pianissimo, lo perdiamo praticamente subito, passiamo Murska Sobota e troviamo anche un drugstore per gli assorbenti; saremo diventati fortunati? A questo punto siamo determinati a non bagnarci un’altra volta, quindi tiriamo parecchio per arrivare al nostro alberghetto dell’andata che raggiungiamo appena prima della pioggia; la accoglienza è davvero spettacolare e ci fanno provare delle prelibatezze locali scelte da loro: una specie di canederli in brodo e della verdura in crosta e cotta al forno. Qui naturalmente invece della birra, si beve il vinello locale a tavola e, poi, placidamente, sulla terrazza.
mercoledì 22 agosto: Colazione, bancomat e si riparte verso casa, passiamo Lubiana e ci fermiamo a Postumia, dove l’ambiente troppo "italiano" e turistico ci lascia perplessi, in compenso le grotte sono davvero spettacolari. Si entra in treno, poi ci si divide per nazionalità e si prosegue a piedi; si rischia addirittura di stufarsi di tanta bellezza, ci fanno vedere anche strani animali senza occhi che possono stare anche 5 mesi senza mangiare e che ci sono solo qui. Si ritorna col trenino e praticamente dobbiamo rubare i nostri caschi dal botteghino che affitta i mantelli della prima guerra mondiale per i turisti troppo svestiti. Pieno raso in frontiera e ci dirigiamo verso casa che raggiungiamo senza problemi ancora col chiaro, valutiamo addirittura l’idea di andare a fare la spesa, poi rinunciamo e prendiamo la pizza ed i gamberi dai cinesi sotto casa.
7500 km. in 21 giorni, facendo l’autostrada solo in Italia e Slovenia.
Considerazioni:
- Ovviamente sarebbe preferibile fare il giretto con più di una moto, perchè nelle repubbliche baltiche fra una città e l’altra si attraversano campagne e foreste, molto bucoliche, quasi desolate, con la perenne sensazione che il cielo sia "basso", molto pittoresco, ma in caso di difficoltà sei in mezzo al nulla....
- Sarebbe meglio anche essere in compagnia perchè, a parte le bellezze naturali che sono comunque abbastanza ripetitive, le cose da vedere non sono moltissime, non aspettativi il gotico fiammeggiante.
- Il cibo locale e la birra sono eccellenti e costano pochissimo, la benzina costa poco, gli alberghi costano molto meno che da noi ma sono più cari rispetto alle altre cose.
- Dal punto di vista motociclistico non è particolarmente appagante, si tratta di territori privi di rilievi, quindi le strade sono tutte dritte e si spianano le gomme
- La tenda l’abbiamo usata molto poco, del resto pioveva fin troppo spesso e, in definitiva, non serve anche perchè alcuni campeggi sono vere e proprie foreste senza nessun tipo di facilities tipo film americani sul campeggio.
- Questo resoconto era nato essenzialmente per ricordarci quello che abbiamo fatto, quindi non è particolarmente pieno di informazioni "turistiche" sfruttabili; se dovessero servire riferimenti più precisi, provo a rintracciare degli indirizzi dalle carte di credito.
- Nelle città i bancomat si trovano quasi ovunque, inoltre con l’euro immagino sia ancora più semplice.
Costo totale approssimativo £. 4.000.000. in due, pastiglie posteriori comprese.
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