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Borgo
Panigale = casello di Bologna
Cri = mio ragazzo di allora
Pioppa = prima area di servizio in direzione Modena
Modena nord = mio padre diceva che non sarei andata oltre
Fruhstuck = soprannome che avevo dato ai piumoni tedeschi
Autobahn = autostrada in tedesco
Weißbrot = pane bianco, buono come il nostro, non terribile come il pane
nero
XL = Honda 500, moto di Cri
Zu sammen = insieme in tedesco
Motosega BMW = R80GS con una sega circolare al posto della ruota dietro,
se ne usufruisce a pagamento per tagliare la legna,
per
fotografarla vogliono 1 DM (mezzo euro)
Imbiß = spuntino in tedesco, è scritto sull'insegna della baracchina
che vende i wurstel e la birra
Stampone = foto
Moto Services = officina specializzata BMW di Bologna
PS: il nostro gruppo è composto da circa 30 moto
....
Elefantentreffen
97 di Silvia Vandini
Bayerischerwald
Gute Fahrt
Relazione
di viaggio del giorno venerdì
31
gennaio 1997
Punta ore 6.30 al casello di Borgo Panigale, sveglia ore
5.00. io mi sono svegliata da sola alle 4.30, per paura di non sentire la
sveglia. Sono arrivata da Cri alle 5.45, lui doveva ancora vestirsi. Alle 6.35
siamo arrivati sul “luogo del delitto”. C’erano anche Bonna, Motorino, Il
Folle, Tronketto, GL, insomma quelli che non venivano. Ci hanno portato
biscotti, tè e caffè caldi poi loro andavano a lavorare, che gentili. Bonna
era molto dispiaciuto di non poter venire. Quando all’appello hanno risposto
tutti, siamo partiti. C’era il solito, Uzzo Nicola che a seguito di
quest’esperienza è diventato molto famoso, il quale non è partito col pieno,
come eravamo d’accordo, così è entrato prima di noi per fare benza alla
Pioppa, poi l’abbiamo raggiunto. Era buio ma il tempo non era male, almeno
fino a Reggiolo, dove, of course, c’era la nebbia. È stato un momento di
disperazione, un freddo della madonna: le visiere si ghiacciavano e dovendo
tenerle aperte dovevamo viaggiare ai 120 km/h col vento gelato in faccia
direttamente. Ogni tanto mi si ghiacciava pure la lente a contatto destra ed
avevo paura d’averla persa, allora ammiccavo con l’occhio e facevo le prove
di vista coi cartelli autostradali che incontravo. A VR, pochi km prima
dell’area di servizio (tanto sognata nel precedente tratto) è spuntato il
sole. Io ero dietro a Cri e mi arrivavano dei pezzi di roba in faccia che mi
facevano male, poi ho scoperto che ai 120 km/h gli si era chiusa di colpo la
visiera ghiacciata ed ha dovuto picchiarla per “rompere il ghiaccio”. Mi
arrivavano anche i ghiaccioli dal mio parabrezza. La sosta è stata veramente di
conforto. Appena scesa Alberto mi ha abbracciata e da lui mi sono fatta
slacciare il casco perché le mie mani non erano in grado di rispondere agli
impulsi del mio cervello; le sue si, visto che ha le manopole riscaldabili (le
voglio anch’io). Eravamo tutti coperti di ghiaccio, giacche, caschi, moto e
Sauro addirittura mi ha tolto due ghiaccioli dalle sopracciglia. Ci siamo
sgelati (avevo anche l’imbottitura del casco intorno alla visiera ghiacciata)
e siamo ripartiti. Nella tappa successiva, fino a Plose, sono rimasta dietro a
Sancho, per essere sicura di non perdermi… (beata ingenuità). In questo
tratto di strada c’è stato sempre un bel sole, si stava benissimo e le moto
andavano che era una meraviglia (tranne il catafalco di Cri, che sentiva la
salita del Brennero).Si iniziavano ad incontrare parecchie moto. In
quest’area, guardando la moto di sauro, ho notato l’ombrello legato al
manubrio che aveva anche l’anno scorso. Ho notato soprattutto il manico, molto
particolare, e gli ho detto che per comodità lo avrebbe potuto tagliare. Mi ha
risposto: - E se devo giocare a golf?-. È una mazza! In Austria dopo la
frontiera ci siamo dovuti fermare per fare il “bollino”. Era da attaccare
sul serbatoio, a detta degli operatori, ma col cavolo che l’abbiamo attaccato
dove dicevano, io ho sputato sul parabrezza per pulirlo poi l’ho attaccato lì.
Sosta successiva: Inntal Öst. Qui abbiamo pranzato. Cri mi ha fatto cenno di
entrare solo che nel tavolo dove era lui le sedie erano tutte occupate, allora
Margherita (la ragazza di Servalli, che era in macchina) si è alzata per farmi
posto, visto che era in macchina comoda, ha detto! Io me la sono un po’ presa
perché è comodo andare all’Elefantentreffen in macchina ma non ha alcun
senso. Poi ho scoperto che aveva un GFS 400 e che le moto le piacciono solo che
per problemi di salute ora non ci può andare. Allora ho rivisto la mia opinione
ma credo, visto che ho la faccia che parla per me, potrebbero avere notato la
mia disapprovazione ad andare ai motoraduni in macchina. Più che altro mi
facevano compassione tre persone (2 donne ed un uomo) venuti in macchina anche
loro. Quelle donne all’Elefantentreffen sono venute a farsi ridere dietro. Ma
andiamo oltre… Alberto aveva portato due salamini di cioccolata che aveva
fatto sua moglie per l’occasione; prima di partire la Manuela aveva osato
chiedergli: - Ma si terranno fuori dal frigo?-. Mentre preparavo la moto per
ripartire due tipi di GE con un K100RS mi hanno fatto i complimenti perché sono
una donna che va in moto da sola, poi all’Elefantentreffen si sa, c’è
freddo, ecc. ecc. Ma ormai ci avevo fatto l’abitudine, visto che pure Alberto
ad ogni area di servizio si stupiva. Bobo e lui mi dicevano anche: -Oh, ma te
vai, eh?- ed io gli rispondevo: - Ma va là. Se mi vedi in Raticosa vado all’indietro.-.
A me sembrava normale fare i 120-130 orari, non volevo arrivare a sera
inoltrata, poi sono buoni tutti di andare forte in Autobahn. Forse pensavano che
io, in quanto donna, potessi rallentare il gruppo. Dopo Inntal Öst il tempo è
diventato più brutto, si è però limitato solo ad essere nuvoloso, nulla di
tragico. Nel tratto dopo Monaco l’autostrada era buffissima, aveva l’asfalto
irregolare e si saltellava da matti. Faceva ridere. Bruno in questo tratto è
rimasto dietro ad un mezzo lento e non aveva nessuna intenzione di passarlo, così
l’ho passato io. Dopo un po’ mi ha passata Cri ed Asa ci ha raggiunti. Noi
tre siamo rimasti davanti finché Asa è andato in riserva. Allora, rallentando,
abbiamo scoperto che Bruno e gli altri erano poco dietro di noi. Bruno ha
ripreso in mano la situazione e siamo usciti dall’autostrada per fare benza.
Nel primo paese abbiamo trovato il distributore di una vecchietta sclerotica che
voleva mandarci via perché non aveva benzina a 98 Oktan. Cri è andato oltre ma
noi altri siamo rimasti a dispetto della vecchia. Nel paesello (col suo albero
della cuccagna bavarese, bianco e azzurro) c’erano dei curiosi che sbirciavano
dalla finestra ed una Frau addirittura è venuta a farci una foto! Da lì a
Innernzell mancavano circa 55 km, di cui una ventina in strada normale. Già
mentre facevamo benza cadevano minuscoli fiocchi di neve, poi imbruniva, così
sulla strada normale abbiamo rallentato. Finalmente alle 18.00 siamo arrivati
davanti alla Gasthaus. Aveva il piazzale ghiacciato ed io ero terrorizzata,
ciononostante non sono caduta. Ho scaricato la moto, l’ho coperta ed ho preso
possesso di una doppia per me e Cri, così è stato risolto anche il problema
notturno del fumo (avevo paura di finire in camera con un fumatore). Intanto
qualcuno si era perso: Sauro ed il suo amico erano andati in tenda, Mirko pure,
Sancho invece era andato dritto per Passau. Per fortuna ha ritrovato la strada
ed è arrivato alle 18.30. Insomma, appena arrivati in camera ci siamo fatti una
bella doccia calda. Siamo scesi di sotto per andare a cena; avevamo tutti delle
gran facce stravolte, bianche e rosse. Mentre aspettavamo di andare, oltre a
chiacchierare con gli altri, ho telefonato ai miei per dire a mio padre che ero
a Modena Nord. Per cenare siamo andati nella Gasthaus dall’altra parte del
paese. A tavola ero in una posizione così sfigata che sono stata tra gli ultimi
a ricevere il mio piatto di Pommes frites und Wienerschnitzel. Mentre mangiavamo
avevo notato delle vesciche sui palmi delle mani di Alberto: si era scottato con
le manopole riscaldabili. No comment. Raccontava poi che anche lui ed un suo
amico pensavano, come molti, che “ausfahrt” fosse un paese e l’hanno
cercato sulla cartina! In Gasthaus Cri e Asa avevano manifestato l’intenzione
di andare al raduno, che poi hanno mantenuto con mio sommo dispiacere perché
volevo dormire senza essere svegliata. Cri si è spogliato nell’ingresso per
non accendere la luce della camera, ciononostante mi sono svegliata e ne ho
approfittato per togliermi il pigiama perché avevo un caldo della madonna coi
“fruhstuck”.
Relazione
di viaggio del giorno sabato
1
febbraio 1997
Questa mattina mi sono svegliata perché Cri stava
chiacchierando in terrazza con Mirko. Mi sono vestita e sono andata a fare
colazione, fondamentale sottolineare che c’era il Weißbröt. Dopo la
colazione sono andata a vedere come stava la mia motina: si è accesa al secondo
tentativo, meglio del solito! Solo che dopo un po’ che era accesa con l’aria
tirata non teneva il minimo allora le sono rimasta sopra per tenere il gas
aperto ed ho fatto da starter. Quando è stato il momento di andare Bruno, molto
gentilmente, mi ha spostato la moto sulla strada, perché nel piazzale c’era
ancora ghiaccio ed io non mi fidavo a spostarla da sola. Il Dr Big si è acceso
coi cavi. Uzzo Nicola, il furbo che l’ultima volta che ha usato la moto è
stato sei mesi fa per andare a Pantelleria e ieri mattina non aveva il pieno
fatto, ha dovuto accendere una R 80 GS in discesa e Cri gli ha prestato tre etti
d’olio. Mentre andavamo in là ci siamo dovuti fermare perché Uzzo era finito
nel fosso con la neve fino ai cilindri. Bruno ed Alberto l’hanno aiutato a
venire fuori ma, secondo me, ci è andato di proposito. Anche Cri ci è andato
di proposito ma è uscito da sé. Un pezzo di strada che va da Solla a Loh,
normalmente aperta al traffico, era chiusa in occasione del raduno, per fare un
vialetto d’entrata ed un parcheggio per le moto. Io ho messo la moto nel primo
buco che ho visto e l’ho legata, poi sono salita con cri, che voleva entrare
al raduno in moto con la catena. C’era già un sacco di roba da vedere solo
nel vialetto, se il buon giorno si vede dal mattino… Tra tutte le moto
parcheggiate nel vialetto ho riconosciuto il VT 500 del ragazzo di VR che
c’era al Winterbikers con la microsaldatrice; aveva però un parabrezza
diverso, cosa che mi ha creato un dubbio ma una moto così non confonde. Sono
scesa dall’XL perché volevo fotografare qualcosa, abbiamo fatto tre rullini
da 36 di foto. Quando siamo stati all’entrata (avevamo già preso gli altri da
un po’) Cri ha messo su la catena, solo che da solo non ce la faceva allora si
è fatto aiutare da due crucchi incuriositi e volonterosi. Dopo l’iscrizione
(ci siamo fatti fare il timbro del raduno sul libretto del DLF, grandioso!)
siamo ovviamente entrati. È bellissimo. Vorrei che fosse sempre così la vita.
Abbiamo iniziato a curiosare dalla “via principale”, quella dritta davanti
all’entrata. Dire quello che abbiamo visto è un compito che lascio alle
nostre (bruttine) foto. Una non è venuta, avrebbe dovuto ritrarre una moto con
due pedane nella parte destra, sulla pedana più avanzata c’era una gamba
finta! È inutile voler dire tutto il resto, tanto vale raccontare solo
aneddoti. C’erano una marea di XT, XL, e bicilindrici BMW. Insomma, siamo
andati verso la buca ed abbiamo beccato Zardi, così siamo scesi zu sammen. Cri
è sceso in moto. Nella buca abbiamo trovato gli altri che chiacchieravano,
abbiamo comprato gadgets (c’erano le mutande con le marche di moto, anche
mutande nere da donna Ducati…) poi Cri si è cimentato nella salita al centro
del raduno. Gli è piaciuta così tanto che è ridisceso per risalire. Gli
piaceva molto la tenuta della gomma dietro con la catena. C’era anche un
suonato di VI con un Benelli 125 smarmittato ed un cappello a cilindro che
saliva e scendeva facendo un gran casino. C’era anche un minitrike che faceva
il suo numero. Salendo ho fatto una foto alla moto sega BMW senza suscitare le
ire di nessuno. Uno di noi è stato scoperto ed è stato minacciato con
l’accetta. Lì nel raduno c’era chi con un martello picchiava della polvere
da sparo facendo dei gran ciocchi. Altri invece accendevano razzetti o
fischioni. Questi ultimi erano pericolosi perché delle volte stavano in basso.
Mentre gli altri mangiavano io e Cri siamo andati in giro per moto. Abbiamo
trovato quelli di Savigno che ci hanno detto che uno dei Dregh con Dominator
rosso era passato a salutarli, allora siamo andati all’Imbiß da Bruno per
dirglielo ed infatti c’era già Asa. Cri si è fermato con gli altri, io
invece sono andata nell’accampamento di fianco all’Imbiß per vedere moto.
Dei crucchi breschi intorno ad un bivacco mi hanno chiamata con loro ed uno di
loro mi ha offerto una Löwenbräu e quando gli ho detto che bevevo solo
cioccolata calda e coca cola si è scandalizzato. Così ha provato ad offrirmi
del Jack Daniel’s ma ho di nuovo rifiutato. Mentre parlavo con questi, i due
di GE che avevo incontrato a Inntal Öst si sono uniti alla “conversazione”.
Parlavamo tedesco misto inglese, solo che veniva fuori un caos tremendo. Poi
siccome io non so bene la pronuncia del tedesco, il poco che riuscivo a dire in
questa lingua veniva capito a metà. Un casino. I crucchi mi hanno presa in giro
spudoratamente anche se non ho capito una parola (Asa rideva di gusto) e per
vendetta il tipo di GE li ha sfottuti un po’ dicendo che a guidare sono
piantati perché sono breschi di serie. Il tedesco ci ha fatto vedere il suo
modo per bere una lattina di birra: ha tirato fuori un coltellaccio con 20 cm di
lama, ha fatto un buco nella lattina in basso, ci ha appoggiato la bocca, con
una mano l’ha aperta e con l’altra la stringeva. L’ha vuotata dopo mezzo
minuto e rutto libero. Gli ho chiesto che moto avesse: una R75 del 1972 neanche
troppo gitanata. Abbiamo tentato di farci dire da dove venivano ma abbiamo
capito solo che si tratta di un paese vicino a Monaco famoso per la birra (ce ne
fosse uno solo!!!). Prima di congedarci, visto che uno dei due tipi di GE
raccontava che a Inntal Öst aveva parlato con uno di noi che ha l’Africa Twin
abbiamo pensato che fosse Bruno, in realtà era Leonardo (il fiorentino) e i due
tedeschi ci hanno detto di salutarci Bruno con l’Africa Twin e di chiamarsi
Heinz und Helmut ma Bruno non li conosce. Per salutarmi mi hanno detto: - Ciao
bella.-. Abbiamo poi raggiunto il gruppo per vedere la parte a destra
dell’entrata insieme anche se ci siamo persi di vista subito. Noi guardavamo
tutto quanto fosse strano, cioè la gran parte dei mezzi ed a quelli che
meritavano abbiamo fatto uno stampone. Siamo scesi per un viottolo ripido e
ghiacciato. C’erano quattro temerari che scendevano da lì in slittino. In
fondo alla discesa Bruno e Bobo erano fermi presso la tenda di un loro amico,
Cri e Asa sono rimasti lì mentre io ho visto il tipo di VR con il
microsaldatore e sono andata a salutarlo, anche se ho ricevuto un’accoglienza
freddina. Stava facendo vedere ad un suo amico la stufina che usava per scaldare
la tenda. Noi cinque siamo scesi in buca ed abbiamo raggiunto gli altri. Qui
c’era un crucco che dava spettacolo come poteva: aveva un guanto di lattice
intorno alla testa e, prendendo aria dalla bocca, lo gonfiava col naso! Un suo
amico glie lo ha forato. Dalla buca siamo saliti per una stradina parallela a
quella da cui siamo scesi ed era parecchio ghiacciata. Infatti c’era gente che
ruzzolava ed uno in piedi sopra una moto alzava un cartello con un numero per
dare il voto alla caduta. Quando siamo saliti del tutto siamo usciti a vedere le
moto sulla strada. Io e Cri siamo andati a vedere quelle a sinistra
dell’entrata perché le altre le avevamo già viste. C’era un K100RT con
169000 km. Poi siamo andato dall’altra parte ed abbiamo raggiunto gli altri e
li abbiamo passati. Loro hanno detto di aver visto un R1100RT con targa spagnola
con 69000 km, un kilometraggio impressionante per una moto così giovane. Cri si
è fermato con Asa, io ho tirato dritto verso la mia moto per togliermi lo zaino
perché mi aveva rotto la schiena. Cri mi ha raggiunta così abbiamo cambiato
posto alla mia motina, avvicinandola all’entrata del raduno. Io e lui siamo
andati in un Imbiß sulla strada poi siamo andati dagli altri che tornavano in
Gasthaus, tranne Asa. Noi tre siamo rientrati a finire di vedere il raduno, la
parte a sinistra dell’entrata che non avevamo ancora visto bene. Altri
tedeschi intorno al loro bivacco si sono messi a parlare con noi; con questi ho
fatto una mezza figuraccia perché nel raccontargli dove noi andiamo quando
facciamo dei giri in moto gli ho menzionato il passo dello Stelvio in tedesco,
solo che ho pronunciato “stilfsergioch” allora uno di loro mi ha corretta
dicendo “stilfserioch”. Abbiamo fatto un giretto e siamo tornati alla
Gasthaus. Ciò mi ha fatto chiaramente capire che l’Elefantentreffen va fatto
in tenda. Il raduno dura da venerdì a domenica, noi siamo rimasti lì dalle
9.30 alle 18.00, troppo poco per goderselo tutto per bene. Alle 18.30eravamo già
in camera a cambiarci, poi siamo scesi a chiacchierare. Alberto ha fatto firmare
a tutti ila maglietta dell’Elefante che portava a casa come ricordo per la
Motoservices. Menù per cena: Wienerschnitzel mit Pommes frites, solo che anche
stasera ero in una posizione così sfigata che dalla mia porzione in poi non
c’erano più patatine! Uno scandalo! Io vado in Germania anche per mangiare
quelle, visto che le fanno di un'altra, e loro non se ne riforniscono (forse le
ha finite l’ingegnere).Che sfiga! Dopo cena hanno chiesto al fiorentino di
cantare qualcosa in toscano e lui ha cantato L’INNO DEL CORPO SCIOLTO: lo
sapevo meglio io di lui. Alberto mi aveva detto che mi avrebbero fatto un
brindisi ma lo hanno fatto, giustamente, a Bruno, l’organizzatore. Però ormai
che me lo aveva detto lo volevo anch’io. Alle 23 siamo andati in branda.
Relazione
di viaggio del giorno domenica
2
febbraio 1997
Questa mattina sveglia alle ore 7.20, alle 7.25 qualcuno è passato per il corridoio orlando: - SVEGLIA!-. Io mi stavo alzando in quel momento e c’erano già altri che erano nel piazzale ad accendere i mezzi. Ci siamo vestiti, abbiamo fatto colazione ed ho provato ad accendere la moto: morta. Questa mattina la macchina di Servalli ha acceso: River, R80GS, Dr Big, Guzzi, K100RS, Dominator e Transalp. Un macello! Se vado in tendo prendo la batteria a dormire con me. I “ ragazzi di BS con le Yamaha ed il fiorentino con l’Africa 650 sono partiti subito per i fatti loro. Servalli idem. Noi, il gruppo folto, siamo partiti verso le 9.00. Poco dopo essere entrati in Autobahn Asa è rimasto in riserva, così ho passato tutti per raggiungere Bruno, in modo da dirgli di cercare un benzinaio. In un paese abbiamo fatto benza ed ho spedito la cartolina a Oby. Abbiamo ripreso il viaggio, alcuni di noi hanno lasciato il gruppo originario per seguire altri italiani che tornavano a casa (il solito Uzzo ed un altro). Noi superstiti abbiamo continuato per la nostra strada, durante la quale ci sono stati problemi alla Yamaha di Sauro. Circa ogni 30 km si fermava in corsia d’emergenza per problemi d’impianto elettrico. Il tipo che era su con lui è andato sul Venture del donatore di sangue (aveva anche il CB quella moto, sembrava l’esercito della salvezza). Ci siamo fermati altre 2 o 3 volte, all’ultima delle quali Tullini e quello con l’R1100GS sono partiti a ritmo BMW verso BO. A Monaco abbiamo fatto una consistente sosta in autogrill per fare benza, mangiare e soprattutto Cri ha provato ad aggiustare un po’ la moto di Sauro. Questi ha chiesto la suo passeggero di fare il pieno alla moto dandogli il serbatoio in mano, ma non credo abbia fatto benza così perché dopo l’ho visto spingere la moto intera verso le pompe. Spaventati dal ritardo che potevano provocare i problemi del Tenerè di Sauro, Cacius, Bobo e Sgargi ci hanno salutati qui. Cri mi ha fatto notare che quest’ultimo aveva una visiera attaccata alla mentoniera , in modo da ripararsi dal freddo. Io avevo visto qualcosa di strano ma non mi ero posta il quesito. Li abbiamo ritrovati in autostrada un po’ prima dell’Europabrucke. Alla prima stazione di servizio dolo il Brennero ci siamo fermati a pranzare. Bruno ed altri sono partiti un po’ prima di me, Cri, Sauro, Sancho e Asa ma li abbiamo raggiunti senza problemi. Nell’area di servizio vicino a VR abbiamo salutato il tipo col Dr Big e l’ingegnere col Guzzi, che aveva una telecamera e qualcosa ha filmato. Da qui i rimasti si sono dati la punta dopo il casello di Borgo Panigale. In questo tratto di A22 temevo ci fosse la nebbia invece niente, per fortuna. Meteorologicamente non potevamo beccare tempo migliore. Dulcis in fundo: c’era sciopero dei casellanti. Questo viaggio non poteva andare meglio. All’uscita foto di gruppo e saluti generali. Come consueto, io e Cri in via Stalingrado abbiamo fatto la ripresa a tutti i semafori. A quello di via Casoni ho impennato per la prima volta in vita mia! Si è alzata poco, forse 10 cm ma così ho finito in bellezza un fine settimana di per sé stupendo.
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