Grecia-Turchia

 

 

 

PARTENZA: SABATO 3 AGOSTO 2002

 

RITORNO : VENERDI’ 23 AGOSTO

 

ITINETARIO PERCORSO: ANCONA - IGOUMENITSA - METEORE - SALONICCO –PENISOLA CALCIDICA - ALEXANDRUOPOLI - ISTANBUL - ALEXANDRUOPOLI - ISOLA DI LIMNOS - VOLOS - DELFI - ANTIRIO - PATRASSO - ANCONA.

 

TOTALE KM: PERCORSI 3.250

 

MONETA: EURO – LIRA TURCA.

 

DOCUMENTI: CARTA VERDE E PASSAPORTO.

 

GUIDE CONSULTATE: GRECIA CONTINENTALE E ISOLE DELLA GRECIA DELLA LONELY PLANET

 

PARTECIPANTI: FRANCESCO E DONATELLA.

 

 

Montifranc@tin.it

 

 

Sab.03 agosto 2002 :Ormai era tutto pronto, non ci mancava altro che partire. Avevamo organizzato di fermarci a dormire da un nostro amico che abita a Gualdo Tadino, paese che rimane lungo la strada che avevamo deciso di fare per andare ad Ancona. Alle 15.30 siamo partiti alla volta di Gualdo. La strada ci sembrava interminabile, soprattutto perché non vedevamo l’ora di arrivare ad Ancona dove, il mattino seguente, ci attendeva il traghetto della Superfast che ci avrebbe condotto finalmente ad Igoumenitsa. Sapevamo anche quello che ci avrebbe atteso la sera e questo ci dava un pò di preoccupazione perché conoscendo bene il nostro amico gualdese, Andrea, sapevamo che sicuramente ci avrebbe preparato una serata speciale.

Infatti fu così!

Per cena preparò una specie di banchettino con piatti veloci accompagnati in un primo momento da aperitivi con poco alcool, salendo fino a quelli molto alcolici; per continuare poi con le varie bottiglie di vino che inesorabilmente non si peritò ad aprire. Per concludere poi la serata, l’immancabile festa della birra. La serata si concluse, per me e Donatella, alle 02.30 quando più sbronzi (almeno io) che stanchi ci coricammo.

 

 

Dom. 04 agosto 2002 : Ci alzammo un po’ malconci o per lo meno non ben lucidi.

Andrea era già lì, pronto per servirci la colazione nonostante lui non fosse neanche andato a letto. Alle 09.00 salimmo in sella del TDM e via verso Ancona.

Il traghetto partì con 30 min. di ritardo…logico no!

 

 

Lun. 05 agosto 2002 : Il traghetto arrivò in orario e noi dopo aver passato una nottata sul ponte quasi insonne, scendemmo dalla motonave e c'incamminammo alla volta delle Meteore. Mi accorsi subito delle insidie che ci riservavano le strade e in particolar modo l’asfalto, visto dunque la poca esperienza, decisi di procedere con prudenza.

Arrivati a Ioannina proseguimmo subito verso la Meteore, dove arrivammo in tarda mattinata, dopo aver percorso quella bellissima ma massacrante strada, che collega queste due ultime località passando per il passo di Katarà a 1705 mt s.l.m.

Arrivati a Kalampàka, paese posto ai piedi delle Meteore, seguendo un consiglio di un amico, ci fermammo in un campeggio con la piscina, dove affittammo un bugalow  per una notte. Ci riposammo qualche ora facendo anche diversi bagni e poi nel pomeriggio visitammo le Meteore. La sera a cena ci recammo in una taberna ai piedi delle Meteore, dove assaggiammo per la prima volta la cucina greca e la Retzina, un vino tipico loro che subisce l’aggiunta di resina di pino.

 

 

Mart. 06 agosto 2002 : L’obiettivo di quella mattina era quello di spostarci  sul Mar Egeo a sud di Salonicco. Ci siamo fermati sempre in un campeggio affittando un bungalow nei pressi di Leprokarià. E’ stato il nostro primo giorno di mare.

La sera cenammo in camping in modo eccellente a base di pesce.

 

 

Merc. 07 Agosto 2002 : La meta di quel giorno era la penisola Calcidica e precisamente la penisola di Sithonia. Trovammo alloggio in una domatia( Eva’s Corner) a pochi km da Nikiti. Sapevamo che questo era un luogo stupendo dove potevamo restare diversi giorni, ma nella nostra mente c’era Istanbul e quindi decidemmo di starci solo due notti.

Nel pomeriggio andammo nella spiaggia antistante alla domatia. Al rientro fummo accolti da due ragazzi aretini con i quali facemmo subito amicizia. La sera ci chiesero se gli avremmo fatto compagnia a mangiare uno spaghetto, la risposta fu affermativa.

 

Gio. 08 agosto 2002 :  La mattina siamo partiti per fare il giro della penisola di Sithonia .

Decidemmo poi di fermarci in una bella spiaggia vicino al nostro alloggio e quindi ci limitammo a compiere un giro panoramico della penisola, che a dire di molti è uno dei posti più belli della Grecia ed effettivamente è proprio così. C’è un ambiente strano: si passa dai boschi a picco sul mare, ai vigneti, per finire al paesaggio brullo come nella Grecia meridionale.

Lo scenario più suggestivo rimane il Monte Athos, infatti non appena si oltrepassa la parte più meridionale della penisola lo si scorge improvvisamente, con la sua maestosità, che quasi incute terrore.

Concluso il giro dunque ci fermammo nella predetta spiaggetta. Per me però non fu una giornata buona, perché nel pomeriggio fui colpito da un tremendo mal di testa.

Trovai rifugio nella piccolissima tenda parasole che ci eravamo portati dietro da casa.

Al rientro in camera, che avvenne verso le 19,00 presi subito una di quelle bustine miracolose, che nel giro di pochi minuti mi tolsero il mal di testa. Già, non avevo detto che Donatella, anche in ferie non si dimentica mai la sua professione (infermiera) e come sempre porta tutto l’occorrente per qualsiasi problema, dal piccolo malanno al pronto soccorso.

La sera poi andammo in una taberna a strapiombo sul mare e oltre alla bella vista devo dire che mangiammo bene.

 

Ven. 09 agosto 2002 : Una volta caricato il TDM e salutato i ragazzi aretini che ci fecero compagnia nei giorni precedenti, ci incamminammo in direzione est. Prima fino a Agh. Nikolaos, poi proseguendo in direzione Stratoni, attraverso spettacolari strade di montagna che ci condussero ad altezze elevate. Puntammo poi in direzione Stavros e poi fino all’innesto con l’E90. A questo punto l’idea era di proseguire fino a kavala, ma poi una volta arrivati in questo luogo non ci sembrò un posto da fermarsi e così ci spostammo verso Keramoti, da dove partono i traghetti per l’isola di Thasos, ma anche qui lo scenario non ci piacque e poi non c’era una domatia o un camping. L’ambiente di Keramoti è paludoso,  simile a una laguna. Allora dopo esserci rifocillati e preso il solito caffè - frappé, siamo partiti alla volta di Alexandroupoli con l’idea di fermarci una notte e poi l’indomani partire per Istanbul. Arrivati a Alexandruopoli ci siamo fermati in una room a pochi km dalla città.

Questa room era sulla spiaggia, che tra l’altro non era un gran che, così passammo il pomeriggio nel progettare il tour che avremmo fatto dopo il ritorno da Istanbul.

Maturò l’idea, fortemente spinta da Donatella, di spostarci verso Atene con il traghetto e fare tappa su un'isola dell’Egeo. La sera ci recammo ad Alexandruopoli e prenotammo i biglietti per l’isola di Limnos, con partenza 14 agosto da Alexandruopoli alle ore 14,30; il ritorno dall’isola di Limnos il giorno 18 agosto alle ore 21,00 per Volos.

La sera poi andammo a cena in un ristorante che si affaccia sul porto proprio e si trova sulla strada lungo mare che in estate, nelle ore serali, è chiusa al traffico e diventa pedonale.

Mangiammo bene e facemmo conoscenza con due vecchietti greci che parlavano poco l’inglese e per niente l’italiano e si ostinavano a parlarci in tedesco, credendo che noi capissimo quello che loro ci dicevano.

Sabato 10 agosto 2002 : La mattina ci siamo alzati di buon ora ed eravamo molto euforici perché l’idea della Turchia ci eccitava. La strada che collega Alexandruopoli al confine è un’autostrada dove non incontrammo nessuno o pochissime macchine. Alla dogana c’erano poche auto incolonnate, tutte di turchi che lavoravano all’estero per lo più in Germania e che rifacevano ritorno dalle famiglie per le ferie estive. La coda scorreva molto a rilento, la dogana greca, controllava con molta attenzione i documenti dei turchi. Ma la vera e propria odissea fu alla dogana turca. Da una fila all’altra per mettere quattro timbri, due bolli e vari documenti per la moto.

Entrati in Turchia facemmo la strada che collega la frontiera con il primo abitato che è Ipsala, dove vedemmo subito che le cose erano cambiate. Percorremmo circa170 km di una strada per la quasi totalità rettilinea che si perdeva all’orizzonte intervallata da colline dolci che superavamo in 5 piena. L’asfalto invece si presentava ancor più insidioso di quello greco. Gli ultimi 80 km erano di autostrada, molto bella. Il paesaggio cominciò a cambiare a mano a mano che ci avvicinavamo a Istambul. Una serie infinita di costruzioni costeggiavano l’autostrada, ma la cosa più caratteristica era l’intensificazione delle persone che camminano a lato dell’autostrada, sulla nostra corsia d’emergenza, sfruttandola come una qualsiasi strada di città. I mini bus si fermavano per far salire le persone e poi ripartivano.

La difficoltà principale però fu quella di guidare in queste strade ad alto traffico, nel quale i turchi non si fanno problemi a spingere sull’acceleratore e guai se non tieni il loro passo, ti passano vicino facendoti tremare.

Arrivati in città, non avendo nessun punto di riferimento, per qualche minuto girammo a vuoto, poi ad un certo punto fummo affiancati da un tizio( che si chiamava Ugo), che ci chiese in italiano, vedendoci in difficoltà, che cosa stavamo cercando. Noi gli dicemmo che stavamo cercando un albergo con il parcheggio della moto. Ci disse di seguirlo che ci avrebbe condotto in un albergo proprio vicino a Santa Sofia e alla Moschea Blu. Seguire Ugo, che ci precedeva con una vespa, fu molto difficile, soprattutto perché ci fece passare da vicoli super affollati, sino a quando rimanemmo bloccati su di una salita perché un autobus ostruiva il passaggio, dovendo far salite a bordo i passeggeri; il risultato fu il surriscaldamento della frizione non riuscendo ad inserire le marce con conseguente spegnimento del motore. A stento riuscii ad arrivare all’albergo che si chiamava END( direi proprio adatto a quello che ci era successo). Spiegai il fatto a Ugo, che tra l’altro parlava benissimo l’italiano, e mi disse di seguirlo. Andammo a un chiostro dove Ugo fu raggiunto da decine di ragazzetti che lo riempirono di lire turche e lui riempì loro di cartoline e guide della città(Ugo era il capo dei venditori di souvenir di quella zona). Chiese ad suo amico dove si trovava l’assistenza della yamaha.

Dopo aver ricevuto le istruzioni per raggiungere l’officina, Ugo mi disse che sarebbe salito con me sulla mia moto e che se nel caso avessimo dovuto lasciare il TDM in officina, saremmo tornati in albergo con il minibus che era un mezzo economico. Solo una volta partito capii perché Ugo volle salire con me, Voleva provare la sensazione di andare su di una moto di grossa cilindrata, ma la cosa più simpatica fu quella di farmi percorrere la specie di tangenziale, che collega il porto con l’aeroporto, facendomi guidare alla turca. Ugo mi diceva: “ vai accelera, forza abbaglia alla macchina davanti e suona, vedrai che si sposta”, poi “Frena, frena attento ora c’è una buca, stai sulla destra”, poi “vai, vai, veloce, veloce, frena, frena” e così per tutto il tracciato, toccando velocità di 140 km/h in città.

Arrivati all’officina, il meccanico, provò a lungo la moto e mi fece capire con l’aiuto di Ugo che la frizione era a posto, e che si era soltanto riscaldata. Il meccanico però mi consigliò di  cambiare la benzina del serbatoio perché probabilmente c'era dell’acqua. Io acconsentii e il meccanico ebbe ragione, mi consigliò di mettere un additivo per ripulire i carburatori e di mettere soltanto benzina della BP, perché era quella più sicura in Turchia. Una volta terminata l’operazione, il meccanico volle provare la moto con me dietro e anche con lui fu una specie di film. Percorremmo non so quanti chilometri a velocità assurde. Devo dire che fu un meccanico molto competente, infatti provò la moto in tutte le situazioni.

Al ritorno in albergo, trovai Donatella preoccupatissima, non aveva tutti i torti, perché mi ero allontanato con uno sconosciuto o quasi. Alla fine di tutto devo ringraziare Ugo per l’aiuto che mi ha dato.

Chi avesse bisogno di un aiuto a Istanbul, può trovare Ugo o chiedere di lui al chiostro che vende souvenir e bibite che si trova nella strada che divide la Moschea Blu e Santa Sofia, lui ha una vespa Rossa e parla benissimo l’italiano.

La sera a cena ci recammo a un ristorante sotto l’albergo, dove mangiammo molto bene.

Dopo cena facemmo qualche passo per la città e poi entrammo all’interno della Moschea Blu.

Ci fecero togliere le scarpe e a Donatella diedero un velo copricapo. Ci sedemmo per terra dietro una staccionata che divideva la zona di culto vera e propria e rimanemmo lì in quasi totale silenzio per almeno 20 minuti, dopo di che una guardia ci disse che dovevamo indietreggiare perché cominciava la funzione religiosa. I pellegrini arrivavano a fiumi, anche quando già la funzione era avviata, proprio come da noi. Le donne e le bambine erano in fondo alla Moschea dietro di noi. Rimanemmo lì in profondo silenzio, pensammo a come fosse  possibile la condivisione di religioni diverse, nel rispetto delle proprie idee. Io pensavo in quei momenti che le religioni in definitiva, professano tutte le stesse cose, come amore, pace e carità e che quindi la città di Istanbul potesse essere presa come esempio per la condivisione religiosa .

 Usciti  dalla Moschea tornammo in albergo e ci coricammo, la giornata era stata lunga e molto faticosa, ma forse fu la più bella, un giorno che non ci scorderemo mai.

 

Dom. 11 agosto 2002 :  Ci siamo alzati di buon ora e ci siamo recati a visitare Istanbul. La prima tappa è stata la Cisterna di Yerebatan: Antica cisterna per l’acqua realizzata nel 532 d.C. che è un’opera bellissima e affascinante. Successivamente ci siamo recati al museo di Santa Sofia (Divina Sapienza). L’opera ci ha colpito per la maestosità e la bellezza, peccato che si possa solo vedere in parte le opere che erano state fatte alla sua costruzione, c’è rimasto poco. Usciti da Santa Sofia abbiamo vagato per la città e i vari mercati. A cena ci siamo recati in una località di Istanbul tipica per i suoi ristoranti che cucinano pesce, a Kumkapi. La sorte volle che ci recammo a Kumkapi con  anticipo e per caso andammo sul lungo mare dove c’erano un’infinità di famiglie turche che trascorrevano la domenica facendo una  scampagnata.

C’erano ragazzi che pescavano le cozze e poi le vendevano con del limone sopra, altri che pescavano sgombri con le canne e poi li cucinavano su dei barbecue di fortuna, altri che avevano allestito un tiro a segno ad una fila di palloncini legati in direzione del mare. Qui vedemmo la povertà, l’altra faccia di Istanbul, la più vera, la Istanbul fuori dagli itinerari turistici.

La cena al ristorante fu ottima, anche se un pò cara.

 

Lun. 12 agosto 2002 : La mattina appena alzati ci siamo diretti al museo di  Topkapi.

Abbiamo visitato i giardini con le varie costruzioni, l’harem ed infine il tesoro.

Dobbiamo dire che siamo rimasti molto contenti perché dalla visita di topkapi abbiamo conosciuto un mondo che non ci appartiene e anche un pezzo di storia diversa da quella occidentale.

Uscimmo dal museo nel pomeriggio e ci dirigemmo al Gran Bazar per fare gli ultimi acquisti e per pranzare con il solito kebab.

Sulla strada che conduceva verso l’hotel, abbiamo trovato un bagno turco, forse il più famoso di Istanbul e vi entrammo. E’ stata una bella esperienza. Io sono andato nel reparto uomini e Donatella in quello delle donne. Il bagno era pieno di turisti, per lo più italiani.

La sera cenammo in un ristorante tipico vicino alla Moschea Blu, che avevano visto nelle sere precedenti, dove assistemmo anche al tipico ballo turco.

 

 

Mar. 13 agosto 2002 : La mattina ci alzammo presto, tristi ma anche felici. Tristi perché avremmo lasciato la meravigliosa città di Istanbul, con le sue contraddizioni; felici perché saremmo tornati in Grecia e quindi al mare.

La strada di ritorno, verso il confine ci parve più corta che all’andata, ma avemmo il tempo, nel profondo silenzio che accompagna il motociclista nei suoi viaggi, di rimettere insieme, di rimontare il film di Istanbul. Vedevamo scorrere nelle nostre menti immagini che avremmo ben fermato nella nostra memoria: il Gran Bazar, con i suoi mercati, La Moschea Blu, Santa Sophia, il museo Topkaki, Ugo, con la sua cordialità e il suo simpatico italiano, il mercato del pesce e il lungo mare di Kumkapi, la gente, la tanta gente di Istanbul. Arrivati alla frontiera sbrigammo le pratiche in pochi minuti e arrivammo ad Alexandruopoli verso le 14,00. Ci fermammo di nuovo alla solita room(Santa Rosa), che io avevo provveduto a prenotare la sera prima da Istanbul. Il pomeriggio lo passammo in spiaggia, riposandoci.

La sera a cena andammo in una piccola strada perpendicolare alla via principale della città, che costeggia il porto, dove nella precedente permanenza avevamo visto una serie di piccoli locali che avevano dei tavoli sui marciapiedi. La scelta si rivelò ottima, ci servirono le pietanze non nei piatti, ma sulla carta. Dopo di che andammo a letto.

 

 

Merc.14 agosto 2002 :   La mattina ci alzammo tardi e rimanemmo in camera un po’ per perdere tempo, visto che il traghetto lo avevamo nel pomeriggio verso le 14,30. Arrivati al porto rivolgendosi ad una guardia costiera venimmo a conoscenza che il traghetto era in forte ritardo e che sarebbe arrivato alle 16,30. Ci recammo a un bar a prendere il solito caffè frappé e nel frattempo prenotammo un alloggio a l’isola di Limnos.

Verso le 16,00 ci recammo al porto, dove, nell’attesa del traghetto, feci amicizia con un tipo molto strano, un pescatore tedesco che abitava da un anno ad Alexandruopoli per lavoro, e che in cambio della guardia alle canne, mentre lui si recava a comprare le sigarette, mi offrì da bere. Rimanemmo a parlare fino all’arrivo del traghetto.

Lasciammo il porto alle ore 17,30 e arrivammo a Limnos alle 22,00, con ritardo.

All’hotel prenotato, l’Apollo Pavillon,  ci dissero che non vedendoci arrivare avevano dato via la camera, ma si diedero subito da fare per trovarci un'altra sistemazione e in pochi minuti ci risolsero il problema. Non conoscendo l’isola e essendo in piena notte, venne a prenderci il titolare dell’altra room, che ci condusse alla camera, che era molto graziosa e accogliente. A cena ci recammo in una taberna nel lungo mare dietro il porto dove ci sono le spiagge più famose dell’isola. Dopo di che non ci rimase altro che tornare alla room  e archiviare un altro faticoso giorno.

 

 

Giov. 15 agosto 2002 : Alzati ci dovemmo spostare in un altro alloggio perché quello dove avevano dormito la notte era, per la giornata odierna, occupato. Venne a prelevarci una strana signora che volle montare sulla moto per indicarmi la strada. La signora era anziana e non parlava una parola di inglese, solo greco, ma ci capimmo a gesti. Lasciati i bagagli ci dirigemmo subito in spiaggia. Nel tardo pomeriggio prendemmo la moto e facemmo un giro per l’isola, che non ci colpì particolarmente per i suoi paesaggi, visto che era per gran parte pianeggiante e che nella parte est ricordava le piccole strade costiere che si incontrano nel profondo nord irlandese.

La sera cenammo in un ristorante sul porto, che non ci soddisfò.

 

 

Ven. 16 agosto 2002 : Fatta colazione in camera andammo alla solita spiaggia, dove nel pomeriggio noleggiai anche una deriva e precisamente un Laser, ma non fu molto divertente a causa dello scarso vento.

A cena tornammo alla taberna dove eravamo stati la prima sera.

 

 

Sab.17 agosto 2002 : Decidemmo di cambiare spiaggia e ci dirigemmo verso la località di Plati e poi  proseguimmo per una strada sterrata

arrivando in una piccola spiaggia che era bellissima. Venimmo via dalla spiaggia piuttosto presto, perché non tirava un alito di vento ed era caldissimo.

 

 

 

Dom.18 agosto 2002 : Tornammo alla solita spiaggia, perché la moto essendo carica, doveva poter esser controllata e anche perché su questa spiaggia c’era la doccia e dovendo partire la sera con il traghetto per Volos era una comodità.

Trascorremmo l’intera giornata al sole e al riposo più assoluto, poi nel pomeriggio vedendo che era una giornata molto ventosa decisi che mi sarei tolto la voglia della barca a vela. Infatti non fu come la volta precedente che non c’era vento. Non riuscivo a governare la barca, e dovevo tenere la vela allascata, ma allo stesso tempo scuffiai diverse volte e mi divertii moltissimo . Tornato a terra ero stanchissimo ma molto soddisfatto. Alle 19,00 lasciammo la spiaggia e ci siamo diretti al porto dove abbiamo cenato in un ristorantino.

Il traghetto è arrivato con il solito ritardo ed è partito alle 22,30. Montati sulla nave abbiamo visto subito che sarebbe stato un problema trovare un posto.

Riuscimmo a trovare un po’ di spazio sol ponte, condividendo una panchina con altri italiani, poi verso le 00,30 gonfiammo i materassini e ci coricammo per terra.

 

 

Lun, 19 agosto 2002 : Alle 04,00 ci dovemmo alzare perché inizio a piovere. Sgonfiammo i materassini di corsa e ci rifugiammo al centro della tettoia che copriva il ponte, poi dovemmo scendere in coperta perché  l’acqua stava iniziando a passare da tutte le parti. In coperta non riuscimmo a trovare un posto e ci dovemmo sedere sulle sedie del self-service. Fu una notte allucinante, non riuscimmo a chiudere occhio.

Arrivati a Volos decidemmo che non saremmo andati alla penisola del Pelio, ma che ci saremmo diretti subito a Delfi, visto che il tempo era pessimo. Infatti  il viaggio 

verso Delfi lo facemmo tutto sotto l’acqua su strade per lo più di montagna piene di fango perché transitate da autocarri che trasportavano terra.

Arrivammo a Itea località di mare vicino Delfi con l’idea di fermarci i successivi giorni che ci rimanevano e da lì visitare Delfi, ma non trovammo nè camere e né bugalows. Provammo a spostarci a Galaxidi, ma anche lì non ci parve il caso di fermarci. Decidemmo allora di visitare intanto Delfi e poi avremmo deciso. Arrivati a Delfi provammo a cercare una stanza, ne trovammo una senza bagno in camera, ma decidemmo lo stesso di prenderla visto che eravamo sfiniti. Ci riposammo qualche ora e poi visitammo il sito archeologico di Delfi. Rimanemmo molto affascinati da questo luogo sia per le bellezze archeologiche ma soprattutto per le bellezze paesaggistiche, non a caso gli antichi greci credevano che in questo luogo ci fosse il centro del mondo.

La sera poi andammo a cena in un ristorante consigliato dalla guida Lonely Planet.

Ci trovammo molto bene.

 

 

Mart. 20 agosto 2002 : La mattina siamo partiti alla volta di Antirio dove vi è un servizio di traghetto che collega il Peloponneso al resto della Grecia senza passare da Corinto. La strada costiera che abbiamo percorso è stata molto bella ma non  trovammo molte indicazioni di room o per lo meno le stanze erano in posti che non ci  piacquero.

Arrivati a Antirio prendemmo il ferry e  arrivammo con dieci minuti di navigazione a Rio. Da lì pensammo di spostarci a est verso Atene per trascorrere le ultime due notti greche. Non riuscimmo a trovare niente, soltanto un camping che non volle affittarci il boungalow per sole due notti e alcuni alberghi molto cari vicino a Rio. Decidemmo allora di andare a sud di Patrasso, dove finalmente alle 16,00 trovammo una camera graziosa che però era in un posto non troppo bello.

Ci cambiammo in camera e di corsa ci recammo sulla piccola spiaggia che era subito al ridosso della strada.

La sera la località ci parve più tipica, e ci accorgemmo che era frequentata da molti greci, visto che  questo posto era pieno di taberne. Infatti mangiammo bene e spendemmo poco.

 

 

Merc. 21 agosto 2002 : Il giorno lo trascorremmo sulla solita spiaggia e ritornammo in camera a sera. Vedemmo che c’erano molti italiani che avevano avuto la stessa nostra idea. Mentre stavamo uscendo per andare a cena facemmo amicizia con Clemente e Rita, due ragazzi di un paese alle porte di Napoli (Marigliano), ragazzi simpaticissimi con i quali trascorremmo la serata cenando insieme.

A tarda sera tornammo alla room e andammo a dormire.

 

 

Giov. 22 agosto 2002 : La mattina ci alzammo sapendo che questo meraviglioso sogno era finito e che tutto quello che avevamo visto e fatto in questi giorni era definitivamente diventato un ricordo, che avremmo tenuto stretto nelle nostri menti.

Cominciavamo già a pensare al nostro lavoro, a cosa avremmo fatto, nei giorni successivi, al nostro rientro a Prato.

Prima di lasciare la room, facemmo in tempo a salutare Clemente e Rita, con i quali ci promettemmo che ci saremmo risentiti e visti. 

Arrivati al porto di Patrasso attendemmo l’imbarco che avvenne alle ore 13,30.

Sul traghetto riuscimmo a prendere l’ultimo sole ai bordi della piscina e soprattutto a pensare a questa vacanza che ci ha dato tanto e che rimarrà sempre nelle nostre menti e nei nostri cuori.

 

 

 

 

 

CONCLUSIONI:

 

 

Alla fine di questo mio diario di viaggio mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a queste vacanze. In primo luogo mia moglie, Donatella, che ha avuto il coraggio e la forza di fare questo viaggio in moto dopo l’incidente che avevamo subito l’anno precedente; poi il TDM  che ci ha permesso nonostante tutto di potarci in giro per la Grecia; poi ai ragazzi di Arezzo che ci hanno offerto uno spaghetto e che ci hanno fatto trascorrere una serata piacevole in loro compagnia; poi Ugo il tipo di Istanbul che ci ha aiutato nelle difficoltà trovate; poi Clemente e Rita per la cordialità, la simpatia, le piacevoli ore trascorse insieme e per la possibilità che ci hanno offerto di far conoscere il nostro viaggio attraverso il loro sito; infine tutte le persone che abbiamo incontrato e che in qualche modo hanno caratterizzato questo viaggio. Infine tutti coloro che hanno avuto la pazienza di leggere questo nostro diario.

Grazie a tutti.

 

Francesco Monticelli

 

 

Prato,settembre 2002

 

 
 

D  al tramonto, sul ponte del traghetto Ancona-Igoumenitsa

(foto 1)

 

 

Donatella sul TDM nella penisola di sithonia  (foto 2)

 

 

F sul TDM nella penisola di Sithonia (foto 3)

 

 

F. alla frontiera Greco-Turca (foto 4)

 

 

F. in un bar di Istanbul (foto 5).

 

 

F e D nella cisterna di Yerebatan a Istanbul

(foto 6)

 

 

Francesco e Donatella sul terrazzo di Tumkapi con veduta del ponte sullo stretto del Bosforo

( foto 7)

 

 

F. e D. nel ristorante di pesce a Istanbul nel quartiere di Kumkapi.

(foto 8)

 

 

La Moschea Blu a Istanbul (foto 9)