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CURRICULUM MOTAE di Fulvio Carpino:
Premetto di avere esitato non poco
nello scrivere qualcosa sulla mia passione per le due ruote e le mie passate
esperienze in moto,un pochino per problemi di tempo ma soprattutto perché
quando all'inizio l'amico Fabrizio propose l'idea (peraltro ottima) cominciai
a pormi una interminabile serie di interrogativi del tipo "cosa
scrivere","quali viaggi raccontare", etc. Ebbene devo proprio
ammetterlo,questa storia del curriculum mi ha messo un attimo in crisi perché
ho dovuto confessare a me stesso di non avere (ahimè) accumulato grosse
esperienze di viaggio pur essendo per mia stessa scelta un centauro della
stirpe dei mangia km piu' che di quella degli smanettoni incalliti. Breve
introduzione per presentare al meglio quella che evidentemente è stata più
che la ricerca dell'emozione perfetta in sella, l 'affannosa ricerca del
mezzo ideale attraverso la dolorosa via crucis delle vicissitudini
meccaniche... Un po' tutti, potreste obiettare, attraversano fasi alterne e
problemi che piu' di una volta ti lasciano in preda alle imprecazioni più
violente e ti suggeriscono di dedicarti ad altri hobby magari meno
costosi, ma se non avessi avuto una passione così forte a riscaldarmi
il cuore, credo che difficilmente avrei lottato così a fondo per vivere
la moto, in periodi in cui avevo la preoccupazione di come fare soldi per
pagare le tasse all'università.
Personalmente devo molto a mio fratello
Fabrizio, ovvero colui che da fratello maggiore mi faceva sfogliare i numeri
delle sue testate preferite (i vari Tuttomoto e Motociclismo) e mi erudiva
sull'uscita dei nuovi modelli, i motori delle jap stradali più evolute,
mi raccontava delle sue esperienze in moto con estenuanti tour in
costiera amalfitana (qui era ed è considerato un must per i biker più
corsaioli) e mi parlava di centauri che erano all'epoca tra i più
"vetusti" ed esperti, persone e personaggi velati da un
insolito alone di mistero,che ho poi avuto il piacere di conoscere al mio
ingresso in questo mondo affascinante.
All'età di 16 anni circa (molto tarda
direbbe un adolescente odierno) ho avuto il mio primo cinquantino un Atala uno
rosso, scelto da me, ma con l'immancabile supervisione del summenzionato
Fabrizio. A venti anni dopo aver preso la patente avevo cominciato a
considerare l'idea di usare una pesante ma instancabile Cagiva Elefant 350 che
Adriano (altro fratellone) aveva oramai abbandonato per svariati motivi.
Dovendo soltanto assicurare la moto riuscii faticosamente a racimolare
l'agognata cifra per stipulare una nuova polizza.
Utile averla perché presi così tante cadute,
fortunatamente senza alcun danno,dovute alla mole della moto che era tra
l'altro la prima che provavo. Fu un'ottimo training! All'età di 24 anni
circa acquistai da un privato (l'amico dell'amico) un esemplare ottimo di
Yamaha XT 600 4 valvole, che a dispetto dell'opinione del nostro web
master, ritengo sia la più autorevole espressione del
monociclindrico da enduro. Con il mio XT ho cominciato a "farmi le
ossa" sui terreni impervi dell'avellinese e del beneventano (abbiamo la
fortuna di vivere in una regione ricca di varianti paesaggistiche e dal
clima mai troppo rigido), ho assaporato le curve delle strade che portano
al Parco Nazionale degli Abruzzi, e svariate volte a pieno carico solcato le
propaggini della Calabria da cima a fondo. Purtroppo la mia voglia di macinare
km non molto sposava la filosofia spartana del vivere il mono, quindi
l'ardente desiderio di crescere in cil. e motore mi portò all'acquisto di una
delle più grandi (in ogni accezione) enduro, una XTZ 750
Supertenere'.
Cominciai a credere di aver preso una grande
moto, ma purtroppo l'esemplare da me trovato, grazie anche alla
frettolosa valutazione del mio ex-meccanico, mi cominciava ad elargire una
innumerevole serie di fastidi. Arrivati alla preventiva sostituzione della
centralina elettronica mi decisi a venderla, considerato anche il costo non
particolarmente accessibile dei ricambi...
Quando trovai il mio vecchio ma ben tenuto
Honda Dominator, fui costretto a fare un passo indietro anche perché avevo
bisogno urgentemente di un veicolo per spostarmi agevolmente per il lavoro, ma
anche in questo caso di lì a poco, cominciai a realizzare di aver
fatto un errato acquisto. Cominciammo con i guai alla carburazione, con le
continue perdite e consumi eccessivi d'olio, per finire con un prematuro
grippaggio sulla soglia dei 40000 km. Ciononostante decisi di provarla
ulteriormente con un breve ma intenso tour sulla costa sud della Sardegna
(vedi foto). Purtroppo dopo questa ennesima esperienza la resa del motore
era diventata insostenibile. Volevo oramai gettare la spugna, quando
finalmente un lampo mi abbagliò.
In tenera età (e qui introduco un'altra persona per
me "motoristicamente" importante) mio zio Alberto, che gestiva
insieme con altri soci una concessionaria Bmw auto, mi portò a fare un giro
in uno dei primi esemplari venduti in Campania di una 635 i Coupe'. Ne
rimasi estasiato, ed affermai che nel momento in cui ne avrei avuto la
possibilita', avrei comprato un prodotto Bmw. Mio zio se la rise e mi rispose:
"Fulvio, per ora pensa a crescere, a diciott'anni ne riparliamo",
regalandomi un portachiavi con un fregio della casa. Io quel portachiavi
l'ho custodito per anni gelosamente in tasca come un cimelio o un
portafortuna. Quando sentii quel lampo abbagliarmi decisi di rispolverare
i miei ricordi... Era una moto stilisticamente perfetta ai miei occhi,
elegante ma aggressiva al punto giusto. Ma in primis era per me una
garanzia di affidabilità grazie al motore della Rotax e al marchio che pavoneggiava
sul serbatoio. La mia BMW F650. E qui comincia la storia piu' recente del mio
amore per le due ruote che finalmente vedevo materializzarsi oltre che nei
modelli che avevo sempre curiosamente sbirciato tra le vetrine delle
concessionarie anche nella passione nei confronti di un marchio che da anni riconoscevo
soltanto come un grande produttore d'auto. SBAGLIATO! La piccola bavarese mi
ha regalato,finalmente, il piacere di girare in moto ( leggi articolo
"Figli di un Dio minore" ), ma anche il piacere di girare alla larga
dai meccanici. E non solo, soprattutto mi ha permesso di avvicinarmi ad un
mondo tutto da scoprire fatto di motociclette costruite con la passione e
la solidità di un tempo. Motociclette legate all'uomo secondo i valori
inscindibili della qualita' e della affidabilità, ma con la dovuta
attenzione alle prestazioni ed alla elegante e distintiva personalita' di chi
le guida. Quando ho compreso tutto ciò, con il dovuto e meritato rispetto nei
confronti delle moto giapponesi, ho acquistato una R850 Gelande/Strasse. Ora
posso affermare di avere, a prescindere dalle caratteristiche del modello
stesso, una moto da amare e non soltanto da sfruttare.
Adesso bisogna soltanto cercare le
occasioni giuste per godersi al meglio il boxerone. Sono consapevole di
essere stato troppo prolisso come sempre, quindi non mi resta altro
che ringraziare tutti gli amici per l'attenzione, ma soprattutto ringrazio mio
fratello Fabrizio per avermi fatto da sapiente maestro e mio zio Alberto per
il portachiavi...
Fulvio Carpino.
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